La non facile scelta | che riguarda il popolo - Live Sicilia

La non facile scelta | che riguarda il popolo

Dalla guerra fredda alle "sardine". Gli scenari possibili.

Semaforo Russo
di
3 min di lettura

C’è un dato che ci interpella al di là della sua espressione puramente esteriore (le piazze piene) dopo le sbalorditive, personalmente confortanti, manifestazioni delle cosiddette “Sardine”. Lo stesso dato che emergeva dalle adunate forcaiole davanti al Palazzo di Giustizia di Milano all’epoca di Mani Pulite, dalle lunghe code speranzose ai gazebo ai tempi di Romano Prodi, che saltava agli occhi quando le folle adoranti acclamavano Silvio Berlusconi, che ci parlava distintamente nel recente passato in cui ad attirare maree umane era il M5S di Beppe Grillo con il suo “vaffa” planetario, esattamente il medesimo, condito furbescamente di selfie, crocifissi e rosari, presente oggi quando assistiamo alle masse plaudenti attorno a Matteo Salvini.

A un certo punto, cessata la Guerra Fredda regno dell’immobilismo politico e della contrapposizione ideologica, paradossalmente rassicuranti, in questo Paese periodicamente qualcosa si rompe. Qualcosa si rompe nella percezione collettiva rispetto alla degenerazione della politica, alle emergenze economico-finanziarie nazionali, europee e internazionali, alla nascita di nuove povertà, alla crisi dei valori centrali di una democrazia e di una comunità civile ritenuti, sbagliando, acquisiti definitivamente.

Qualcosa si rompe, le istituzioni risultano latitanti, la legalità viene invocata e al contempo disattesa, gli egoismi sembrano schiacciare i diritti, i principi fondamentali della nostra Costituzione appaiono sotto attacco all’ombra di una tragica fase storica vissuta da troppi e nella memoria nell’abisso di un conflitto mondiale, nell’ingiustizia della discriminazione, nel terrore dello sterminio. Quel dato è rappresentato, nel bene nel male, dal bisogno improvviso di esserci, di riannodare un filo spezzato, di ricomporre un vaso ridotto in cocci, di dare una forma visibile a una paura magari subdolamente inoculata ma attiva.

Al di là degli estremismi, dei razzismi e dei fascismi sempre pericolosi, dei leader che strumentalizzano sentimenti e pene, sempre bugiardi, esiste un popolo che scegliendo finalmente di esserci è posto però dinanzi a un bivio: seguire la via più facile – slogan, semplificazioni, manipolazione dei fatti, guerra tra diritti per imporre il proprio, annacquamento dei doveri avvertiti come vessazione, delega incondizionata a chi si trasforma in uno specchio nel quale il mediocre albergante dentro ciascuno di noi può identificarsi – o la via sicuramente più complicata – ragionamenti, accettazione della complessità della realtà, riconoscimento dei diritti universali, affermazione dei doveri, mantenimento della responsabilità personale senza eccessivi fideismi, partecipazione al consolidamento diffuso di una cultura direi costituzionale da opporre alle pulsioni estemporanee e distruttrici.

E’ sottile la linea che separa il populismo quale deriva viscerale della voglia di farsi sentire dalla ribellione popolare, non violenta, attraverso cui cittadini apparentemente condannati all’isolamento si riappropriano del diritto di radunarsi senza vessilli di partito ormai a brandelli, del diritto all’amore, alla pace, alla giustizia sociale, a un ambiente sano, a un’economia solidale, all’abbattimento dei muri innalzati dall’odio e dall’ignoranza.

Il confine è sottile perché non abbiamo i cattivi da una parte e i buoni dall’altra. Viviamo piuttosto il rischio permanente dell’assenza di una politica che sappia tradurre le legittime proteste in progetto politico, che governi e guidi i processi sociali tumultuosi alla luce di una visione alta della dignità delle persone a dispetto delle vili convenienze di sistemi oppressivi costruiti sullo sfruttamento e sulla tirannia del dio denaro e, al contempo, della presenza malefica di una politica che usa il dolore, il bisogno, le paure per altrettanto vili convenienze di gruppo, di partito, di lobby, in una parola per la conquista del potere. Sono tali contenuti che distinguono gli avvenimenti succedutisi negli ultimi 25 anni fino alle “Sardine” odierne. Le piazze piene sono una ricchezza, è vero, ma non comunque sia, la Storia ce lo insegna. Conta quale direzione abbiamo scelto di intraprendere dinanzi a quel bivio che si appalesa quando decidiamo di esserci.

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