La politica litiga per un assessorato, mentre la Sanità affonda

La politica litiga per un assessorato, ma la Sanità affonda

Giorni allucinanti al pronto soccorso. Attese lunghissime in Sicilia. Ma chi comanda vuole il potere.

Litigano per questa disastrata Sanità siciliana. La vogliono tutti tra i vincitori delle elezioni regionali. Sanità vuol dire potere da gestire. Sanità vuol dire soldi, legittimamente, da spendere. Sanità vuol dire, sempre legittimo, controllo del territorio. Sono cose che piacciono alla politica, perché producono consenso.

Ma intanto i siciliani che vivono ogni giorno il sistema, che non hanno santi in Paradiso, che non possono pagare gli esami – e sono tanti – che devono scegliere tra il piatto in tavola e la risonanza… Quei siciliani sperimentano questa Sanità come un incubo. Non sempre, ma basta una volta per ritrarsene sbigottiti. Per imbattersi in disservizi che, nemmeno una volta, dovrebbero accadere. Per scorgere, nei corridoi di un nosocomio, un evento drammaticamente simbolico, persone distese a terra (foto e cronaca qui).

Prendete, ad esempio, un codice verde del pronto soccorso dell’ospedale di Villa Sofia. Magari ha una sofferenza importante, ma deve mettersi in fila. Prima di lui, o di lei, ci sono colori con un grado superiore di urgenza – il giallo e il rosso – che hanno diritto all’assistenza prioritaria. Il codice verde – è cronaca dei giorni presenti, non isolata, stando ai racconti che arrivano o che sperimentiamo – attende sulla sua lettiga. Gli promettono una flebo per rimetterlo in sesto, ma aspetterà parecchio prima di ricevere un minimo di sollievo. E per la visita? Scusi, ci sono le emergenze… Passano sei ore. Passano sette ore…. Dopo otto o nove ore il codice verde decide che è troppo e se ne va. Però, non è semplice, poiché può essere un’impresa perfino trovare qualcuno che rimuova l’accesso venoso. Finalmente, dopo la ‘caccia all’infermiere’, il codice verde torna a casa. Senza una diagnosi.

E ci sono le liste d’attesa infinite e allora, chi può, si rivolge al settore privato. Dove accade di incontrare medici che fanno un esame, guardano le analisi, vaticinano un ‘mumble mumble’ e chiedono più di cento euro per una visita di quindici-venti minuti. Poi ci sono, per fortuna, quelli che, allo stesso prezzo, ti trattengono, scrupolosamente, per più di un’ora.

Ecco lo stato dell’arte. E’ un problema siciliano? E’ una questione nazionale? Certo, il disagio è diffuso ovunque, ma si ha come l’impressione che l’alzata di spalle e il riferimento a faccende superiori nascondano una sicilianissima, negli anni trasversale, incapacità di governo. La Sanità siciliana che ha resistito, fin qui, alle ondate di Covid, non ha imparato la lezione nell’ordinario.

E ci sono i pazienti disperati. E ci sono i lavoratori, vittime anch’essi dell’incuria. E c’è una politica che gioca a dadi con l’assessorato di piazza Ziino. Lo vuole Miccichè. No, Schifani tiene duro. Mentre i nostalgici di Razza… Cari politici, sappiate che non ce ne importa niente. L’unica buona novella che aspettiamo è un segno di normalità: un pronto soccorso che, fedele al suo nome, presti aiuto a tutti in tempi umani. Prendete la Sanità e rendetela un luogo efficiente e dignitoso. Il resto è superfluo. (Roberto Puglisi)


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI