La privatizzazione di Poste Italiane | Appello della Cisl alla politica - Live Sicilia

La privatizzazione di Poste Italiane | Appello della Cisl alla politica

Il segretario Slp Cisl Affatigato: "I politici palermitani prendano una posizione ufficiale".

PALERMO – “I Postali chiedono aiuto ai Parlamentari Palermitani al Presidente della Regione, al Presidente dell’ARS, al Sindaco di Palermo, al Presidente e a tutti i Consiglieri Comunali di Palermo affinchè prendano una posizione e ci dicano cosa pensano sulla vicenda Poste e intervengano facendo conoscere la propria posizione sulla privatizzazione di Poste Italiane e le criticità da gestire per il futuro nel territorio di Palermo”.  Lo dice il segretario Slp Cisl Maurizio Affatigato. “Li invitiamo all’assemblea che si terrà lunedi 1 agosto 2016 dalle ore 08,00 alle ore 10,00 all’Astoria Hotel in via Montepellegrino. L’appello viene lanciato proprio mentre le commissioni permanenti di Camera e Senato discutono lo schema del decreto del presidente del Consiglio sui criteri della privatizzazione, che prevede la dismissione di un’ulteriore quota di partecipazione pubblica (del Mef) nel capitale di Poste Italiane SPA – aggiunge -. Una nota positiva arriva dalle Commissioni Parlamentari che hanno voluto più tempo per decidere una volta ascoltate le parti sociali. “Il Governo attraverso il MEF (il MEF è azionista di maggioranza, il resto delle azioni di CDP sono di alcune fondazioni bancarie) assicura che manterrà, dopo questa ulteriore vendita di azioni, il potere di controllo sull’azienda Poste attraverso la Cassa Depositi e Prestiti a cui, qualche settimana fa, ha ‘girato’ il 35% delle azioni di Poste Italiane”.

“Detto questo mi sembra doveroso, far notare ai cittadini del nostro territorio che se oggi percepiscono un decadimento della qualità del servizio postale (vedi recapito a giorni alterni) ed intravedono il rischio che, a piccoli passi, Poste Italiane vada in una direzione che non è quella contenuta nel suo DNA, ossia, diventi sempre più una Banca, domani, se e quando si concretizzerà la vendita di quell’ulteriore quota di azioni di proprietà del Mef sul mercato, questi elementi cominceranno a prendere, concretamente forma”, togliendo diritti acquisiti ai propri cittadini come il servizio universale che ha il compito di rendere tutti i territori uguali con gli stessi diritti”.

“Chi ha interesse e convenienza, infatti, a recapitare la posta a Palermo città, piuttosto che nei paesini sulle madonie? Quanti di quei soggetti, che fanno parte del mondo bancario e finanziario, una volta diventati proprietari (se pur in parte) e dentro la governance di Poste tenteranno di utilizzare, il buon nome o, se preferite, il “brand” di Poste Italiane per “divulgare” determinati prodotti oggi circolanti solo nelle banche? Poste Italiane è la più grande azienda di servizi del nostro paese che, una volta assunta lo status di SpA (1998), ha continuato ad erogare il servizio universale, e tanto altro, senza pesare sulle tasche dei cittadini. Trattandosi di un’azienda, praticamente sana che da anni conferisce importanti utili allo Stato azionista (prima unico, poi di maggioranza) non si comprendono le ragioni della sua vendita, ovvero, della svendita. È forse un operazione fondamentale per il debito pubblico? Pensate, davvero, che poco più di 2 miliardi di euro, che si potrebbero incassare dall’ulteriore vendita di azioni, risulterebbero rilevanti di fronte all’enorme debito pubblico italiano? Evitiamo di ripetere l’errore fatto con altre situazioni precedenti, evitiamo i disastri postali già avvenuti in altri paesi, evitiamo che Poste abbandoni il ruolo sociale che da sempre ricopre, evitiamo, in tutti i modi, questo scempio”.

“Al Presidente dell’ARS e della Regione, al Sindaco e al Presidente del Consiglio di Palermo e a tutti i consiglieri Comunali chiediamo se conoscono lo scempio che si sta compiendo alle Poste di Palermo! Per Poste italiane Palermo non è una città metropolitana. In barba a tutti i censimenti demografici e alla posizione di capoluogo di regione, la quinta città d’Italia, per Poste italiane, non merita la definizione che consentirebbe ai palermitani di rientrare tra le grandi città in cui, alla luce del nuovo piano di recapito, la consegna di lettere e raccomandate avviene con cadenza giornaliera. Un’esclusione, quella del capoluogo siciliano, che suona come un’ennesima bocciatura nei confronti di un territorio che negli ultimi anni ha subito tante volte lo smacco di non essere adeguatamente considerata a livello nazionale. Ma facciamo un passo indietro per spiegare nel merito in cosa consiste e come incide nella vita degli utenti palermitani e siciliani il nuovo sistema di consegna della posta. Dal 1 ottobre 2015 sono entrate in vigore le nuove tariffe di Poste Italiane; parallelamente, è scattata la sperimentazione del nuovo sistema di consegna a giorni alterni che, in una prima fase, ha interessato alcuni comuni del Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Veneto e Piemonte, oggi è arrivata anche in Provincia di Palermo. La decisione è arrivata in vista della quotazione in borsa di Poste Italiane. Le nove città privilegiate e individuate da Poste Italiane come città Metropolitane con il servizio di recapito giornaliero e pomeridiano sono le seguenti: Milano, Torino, Genova, Venezia, Bologna, Firenze, Roma, Napoli e Bari. Per Poste italiane l’Italia finisce in Puglia. La corrispondenza nazionale verso la Sicilia si muove solo attraverso un aereo postale che atterra solo a Catania e non più a Palermo, nel capoluogo etneo verrà smistata e inviata a Palermo tramite furgoni”.

“Una novità dettata da un’esigenza di abbattimento dei costi ma che crea un notevole ritardo sull’arrivo della corrispondenza nelle case dei palermitani rispetto al modello precedente. L’esclusione di Palermo dalle città metropolitane, infatti, comporterà una riduzione della pianta organica cittadina del 35 per cento circa tra recapito e personale interno. Cosi come il CMP (Centro Meccanografico Postale) di Palermo che per una politica aziendale ( dal punto di vista nostro una politica sbagliata) si è spostata tutta la lavorazione da Palermo a Catania procurando tante eccedenze di personale. La nuova organizzazione comporterà a differenza di altre Aree, gravi criticità a nostro parere sottovalutate. Auspichiamo ad una soluzione favorevole che tenga conto di quanto sopra esposto nell’interesse dei Cittadini e Lavoratori. Siamo di fronte a una rivoluzione imposta dall’Azienda che non tiene conto dell’importanza dell’universalità del servizio, degli effetti occupazionali e del ‘peso’ di Palermo e della Sicilia. Ci auguriamo che la politica tutta e i tavoli di concertazione a livello nazionale possano porre rimedio a questa discriminazione che mortifica ancora una volta l’Isola”.

Ed è sulla base di queste considerazioni che Affatigato chiama i politici Palermitani, affinché facciano conoscere la propria posizione. “Lancio un appello a tutte le forze politiche Palermitane, specie a coloro che siedono in Parlamento, perché si esprimano, prendano posizione ufficiale e facciano sapere ai cittadini cosa ne pensano di questa privatizzazione che metterebbe la parola fine a 160 anni di storia Postale e che metterà, sicuramente, a rischio tanti posti di lavoro compresi i tanti lavoratori part-time che da sei anni aspettano la trasformazione del proprio contratto di lavoro e saranno a rischio tutta una serie di benefici che i cittadini Palermitani meritano e che domani, potrebbero svegliarsi con una banca in più (e non mi sembra che ce ne sia bisogno) e molti uffici postali in meno, un recapito di corrispondenza senza nessuna qualità a discapito sempre del cittadino”.

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