L'autista di Micciché, l'auto blu, il possibile ruolo di altri politici

“Finì l’America per tutti”, la dura vita dell’autista di Gianfranco Micciché

Le intercettazioni di Maurizio Messina

PALERMO – “… Taglio i ponti a tutti, mi siddiò… a Vito (Scardina, ndr), a tutti”. A parlare era Maurizio Messina, autista che Gianfranco Miccichè aveva voluto al volante della sua auto blu. Scardina è un collaboratore del politico, uno dei più presenti al fianco dell’ex presidente dell’Ars.

Messina sbottò quando seppe che i finanzieri erano andati ad acquisire il regolamento per l’utilizzo della macchina di servizio: “La porti l’acqua in ufficio, no, itivilla a pigghiari (andatevela a prendere voi, ndr) l’acqua in ufficio, ca siti quattru cristiani e un va firati a pigghiari una cascia r’acqua”.

“No, né caffè e né niente, perché se dovesse succedere qualche altra cosa loro ti dicono: no, vabbé, allora tu non hai capito niente – aggiungeva un’altra collaboratrice – ti dicono a te, allora tu non hai capito niente, già ci sei andato a prendere u tablet… u telefonino a Villa Zito senza ri iddu (di lui, riferito a Miccichè, ndr), allora tu non hai capito niente”.

Era la normalità per l’autista, ma così – sostiene l’accusa – si è smarrito il senso dell’utilizzo per “l’espletamento delle funzioni connesse al proprio ruolo istituzionale”.

“Finiù l’America, pi tutti”, aggiungeva Messina lasciando intendere che non sarebbe stato a disposizione del solo Micciché per sbrigare faccende che nulla avevano a che fare con esigenze politico-istituzionali. Solo l’autista potrà chiarire se si trattava di uno sfogo oppure se ha fatto da servizio taxi per conto di altri deputati.

Miccichè ha replicato con poche parole. “L’auto blu raggiungeva Cefalù solo per venirmi a prendere a casa e portarmi in Assemblea”, ha spiegato.

Come dire: i viaggi sarebbero rientrati nelle finalità istituzionali e le consegne “insolite” (dai medicinali alle piante) non hanno cambiato né dettato il percorso della macchina di servizio che comunque avrebbe dovuto fare la spola tra Palermo e Sant’Ambrogio.

Un giorno di giugno dell’anno scorso Miccichè incaricò Messina di “portare il pesce a Nello”. C’era una cena a casa del deputato regionale Nello Dipasquale. “Onorevole, Maurizio sono, è a casa? Che fa… se mi apre glielo salgo, che piano è?”, disse l’autista dopo avere suonato al citofono. “No, no, scendo io”.

Il pesce arrivava da Cefalù, dove Messina aveva accompagnato Miccichè.


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