PALERMO – “Tutti uniti per la vita, il lavoro e la dignità”. È lo slogan, scritto e scandito in tre diverse lingue, che accompagna la manifestazione di protesta dei venditori ambulanti di Palermo. Questa mattina si sono dati appuntamento in piazza Verdi e per sfilare lungo le vie del centro urlando il loro no all’ordinanza che ha vietato il commercio ambulante in gran parte del centro storico. “Un divieto – dicono – che si estende dal Politeama fino ai Quattro Canti comprese tutte le traverse”. “Noi siamo tutti in regola – afferma Nasir Ahmed, uno dei portavoce degli ambulanti -. Tutto ciò che chiediamo è di lavorare, non solo per qualche ora, ma per tutto il giorno. Il sindaco ci indichi dove e ci metta nelle possibilità di farlo. Perché tutti abbiamo una famiglia da mantenere, le spese di affitto, di acqua e luce da pagare. E se non ci fanno lavorare – si chiede infine Ahmed -, come possiamo vivere?”.
I motivi della protesta ieri ha visto la secca replica da parte dell’assessore alle Attività produttive Giovanna Marano. “È evidente che gli organizzatori della manifestazione non conoscono o fanno finta di non conoscere i contenuti del provvedimento comunale – ha dichiarato la Marano -. Nessuna ordinanza vieta infatti la presenza dei venditori ambulanti nelle strade laterali all’area pedonale”.
Ma le cose non stanno proprio così secondo Mario Faillaci dell’associazione antirazzista e interetnica 3 Febbraio, che sostiene la protesta insieme all’associazione La Comune. “Che non sussista il divieto, l’assessore lo vada a dire agli ambulanti che hanno subito il sequestro delle bancarelle e della merce, e multe salate – afferma Faillaci -. La verità è che stiamo assistendo a un passo indietro rispetto a quanto convenuto lo scorso anno a febbraio, quando il sindaco aveva previsto la possibilità per gli ambulanti di lavorare nelle traverse della via Maqueda e in altre strade del centro”. Tra bengalesi, marocchini, tunisini, senegalesi e italiani, gli ambulanti sono migliaia gli ambulanti a Palermo. “E noi questa manifestazione vogliamo difendere il diritto alla vita e al lavoro – conclude Faillaci -, e ribadire la necessità di individuare un luogo stabile in cui questi lavoratori possono svolgere tranquillamente il loro commercio”.