La Santuzza, don Puglisi e Biagio contro la peste di Palermo

La Santuzza, don Puglisi e Biagio contro la peste di Palermo

Tre figure della nostra speranza

Con la sensibilità del cuore e la chiarezza delle parole che lo contraddistinguono, l’arcivescovo di Palermo, don Corrado, come lo chiamano i tanti che gli vogliono bene, ha, ancora una volta, centrato il punto: “Rosalia scende dal monte della città, perché Dio è sceso e scenderà sempre e comunque, finché ci sarà un solo uomo o una sola donna che soffre. Pino Puglisi e Biagio Conte, come Rosalia, sono scesi in campo per questo, perché testimoni di un Dio che scende in campo”.

Ed ecco messe insieme, ognuna con la sua storia, con i suoi carismi e con la sua luce, tre figure che ogni palermitano conserva nella profondità della sua anima, perché immortali, nel segno di un amore che la peste non ha disperso.

Si parlava del Festino, il numero 399 che spalancherà le porte al quarto centenario, quando monsignor Lorefice ha inserito, nell’intercapedine della sua narrazione, un soprassalto di luce che ha dolcemente inchiodato l’uditorio all’ascolto. Nessuno può restare indifferente alla pronuncia di quei nomi che raccontano una speranza assoluta, libera da ogni relativismo.

Rosalia, la Santuzza che ascese e ci donò la grazia della liberazione dalla peste in senso proprio. Don Pino Puglisi che combatté contro la peste della mafia e la sconfisse, con un sorriso incruento, nell’ora dell’addio, dischiudendo la sua stessa beatitudine in faccia a un odio annientatore. Biagio Conte che ha battagliato contro la peste dell’indifferenza, che ha accolto gli ultimi, che chiamava tutti ‘fratelli’ e che si è spento, nel gennaio scorso.

Quello del nostro arcivescovo non è stato soltanto il racconto del senso istantaneo e proiettato verso l’anno prossimo di una manifestazione vissuta con molta emozione da noi palermitani, tra scorpacciate di babbaluci e occhi rivolti al cielo, in una mescolanza di sentimento popolare e vocazione religiosa che rappresentano le facce di un identico mistero gioioso. Si è trattato, in effetti, dell’indicazione di una strada che deve continuare nella misura quotidiana di un impegno, per non smarrirsi.

La Santuzza, don Pino Puglisi e Fratel Biagio sono, ognuno a modo proprio, il segno di un percorso speciale che non può essere di tutti. Ma tutti abbiamo il dovere di non rassegnarci alle pesti collettive e personali. E tutti abbiamo diritto a quel soprassalto di luce che squarcia, figurativamente, la notte con i fuochi d’artificio. La speranza tenace contro ogni disperazione è la migliore espressione per onorare coloro che, nelle vette di una missione, amarono Palermo e non l’abbandonarono mai. (rp)


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