Che anche la figlia di Riina abbia tutti i diritti di qualsiasi altro cittadino è ovvio. E quindi è ovvio che, come ogni cittadino, anche la figlia di Riina ha il diritto di candidarsi in qualsiasi competizione elettorale. Lei si è candidata come rappresentante dei genitori nel consiglio di circolo della scuola elementare di Corleone. Ed è un suo diritto. Nulla da dire. Il problema non è questo. Il tema su cui interrogarsi è un altro. Non è disconoscere il diritto della Riina a candidarsi, ma le ragioni per le quali gli altri genitori l’hanno eletta. Qual è il “programma elettorale”, diciamo così, che la signora Riina vorrà attuare dentro quella scuola di Corleone.
Corleone è luogo tristemente evocativo. Al nome di Corleone si sono prevalentemente associati i nomi dei capi-mafia più noti, da Riina Salvatore, appunto, a Bernardo Provenzano, a Leoluca Bagarella, e a Luciano Liggio, a voler tornare più indietro. Negli ultimi anni, però, i boss storici sono stati tutti arrestati, è venuto meno il ruolo predominante in Cosa Nostra dei “corleonesi”, e Corleone si è fatta apprezzare anche per iniziative antimafia che hanno coinvolto gli istituti scolastici di quel centro. La scuola è un luogo dove la “cultura”, sarebbe meglio dire l'”incultura”, mafiosa viene contrastata, dove si deve vincere la partita più importante. Il luogo dove costruire la cultura delle regole, della legalità e dell’antimafia, per formare cittadini liberi, attivi e consapevoli.
Quindi, la scuola deve essere in prima linea, a suo modo e con il suo ruolo, nel contrastare la mafia. Ebbene, la figlia di Riina è consapevole di questo? Condivide questa idea della scuola e della mafia? Che ne pensa della mafia? La figlia di Riina in passato ha rilasciato anche dichiarazioni a qualche giornalista, ma non si è mai pronunciata chiaramente su questo tema. Sarebbe stato meglio forse che chi l’ha eletta “rappresentante dei genitori” l’avesse interpellata su queste cose. Se non lo ha fatto, come immagino, la vicenda non può che lasciare perplessi. Resta legittimo, allora, il dubbio che neppure quei genitori abbiano ben chiaro che la scuola ha un ruolo fondamentale nella formazione di cittadini antimafia, e che abbiano eletto la Riina proprio per il “rispetto” che circonda ancora a Corleone quel cognome. Mi auguro che non sia così, ma temo che lo sia. Allora, sarebbe bene che un po’ di lezioni di cultura di legalità siano fatte non tanto agli studenti ma soprattutto ai loro genitori. Perché è proprio vero che, come diceva il grande scrittore Gesualdo Bufalino, per sconfiggere la mafia avremmo bisogno non di un “esercito di militari” ma di un “esercito di maestri”. Che insegnino a tutti la cultura della legalità, delle regole, dell’antimafia. E che lo facciano agli adulti, oltre che ai ragazzini…