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La Sicilia degli onesti

Palermo e Catania mai sfiorate dalle indagini della procura di Cremona su scommessopoli. Un motivo per essere orgogliosi anche in un giorno triste per il calcio italiano caratterizzato da arresti e perquisizioni.

Il calcio che vogliamo
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Anche le notizie più amare nascondono un retrogusto dolce come il miele. L’ultima scossa di terremoto che ha colpito il calcio italiano all’alba di oggi, quando le volanti della polizia di mezza Italia hanno fatto irruzione nelle residenze private di tecnici, giocatori e personaggi dalla dubbia moralità coinvolti nella palude del calcioscommesse, ha suscitato amarezza, sconforto e delusione in milioni di appassionati che amano il calcio. L’immagine sbiadita dal tempo, ma ancora nitida nella mente di molti calciofili, delle camionette di polizia e guardia di finanza che fecero irruzione negli stadi il 23 marzo del 1980, verrà probabilmente sostituita d’ora in poi con quella delle volanti che stamattina sono arrivate persino nel ritiro azzurro di Coverciano per perquisire l’alloggio dell’ex genoano Domenico Criscito, anche lui indagato nell’ultimo filone di inchiesta del calcioscommesse condotto dalla procura di Cremona.

Per chi ama questo sport, che conta milioni di praticanti e appassionati di tutte le età, è un pugno allo stomaco che demolisce mille certezze per far affiorare altrettanti dubbi sui valori sportivi che dovrebbero fungere da bussola per chi ha la fortuna di essere tra i protagonisti del mondo dorato del calcio. Un mondo rovinato dal vile denaro e dall’avidità di certi personaggi capaci di calpestare la passione di grandi e piccini in cambio di mazzette di banconote avvolte negli asciugamani e patti criminali per alterare e controllare i risultati delle partite del campionato che fu il più bello del mondo.

Il 28 maggio 2012 è l’ennesima data triste per il calcio italiano che se non si doterà in tempi rapidissimi di anticorpi rischia un effetto domino pericolosissimo in termini di seguito. Un po’ come è successo al ciclismo, uscito in termini d’immagine distrutto dalle decine di casi di doping che hanno finito per togliere appassionati a uno sport che dieci anni fa in Italia era tra i più seguiti dopo quello nazionale.

Ma c’è una parte dell’Italia pallonara, per fortuna ancora abbastanza popolosa, che nonostante il pugno allo stomaco ricevuto dagli sviluppi dell’inchiesta di Cremona può gonfiare il petto d’orgoglio per non essere neanche lontanamente sfiorata dalle indagini che hanno scoperchiato il marciume in cui si sarebbero mossi bande di slavi, dirigenti e calciatori senza scrupoli pronti a falsare le partite per mettere su qualche migliaia di euro in più rispetto ai già lauti ingaggi percepiti da scialacquare in auto di lusso e vacanze in Costa Smeralda.

La Sicilia del pallone si riscopre così la terra degli onesti, un modello di sportività nel senso più puro del termine. Dal Palermo di Zamparini al Catania di Pulvirenti, passando per Trapani e Siracusa, la condotta dei club isolani impegnati in serie A e in Lega Pro, si basa sul calcio che ci piace, quello fatto di allenamenti, di sudore, entusiasmanti vittorie e clamorose sconfitte. Ma tutte con un unico comune denominatore: è il campo e chi la mette dentro una volta di più degli avversari a decidere il risultato finale. E di questo, anche in una giornata triste per il calcio come oggi, possono andare fieri i bambini siciliani che possono continuare a correre dietro a un pallone con la maglia di Miccoli o di Lodi. Nessuno di questi li deluderà.


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