"La Sicilia, papà, Schifani... Ora vi dico chi è 'Scateno'"

“La Sicilia, papà, Schifani… Ora vi dico chi è ‘Scateno'”

Il 'Catemoto' come non l'avete mai visto. Dalla politica al privato.
INTERVISTA CON CATENO DE LUCA
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3 min di lettura

“Mi chiede dei miei genitori e vuole sapere perché li cito sempre? Mio papà e mia mamma sono la mia forza, la mia ricchezza. Prima di partire, passo sempre da loro, da Fiumedinisi e li saluto e li bacio”.

Onorevole Cateno De Luca, che succede? Le trema la voce?
“Purtroppo sì”.

E perché ‘purtroppo’, ‘Scateno’, al secolo Cateno De Luca da Fiumedinisi? Siamo tutti figli e la voce trema a tutti. Ma questa intervista vuole andare oltre il luogo comune. Oltre il marketing, gli sberleffi, il linguaggio e le battaglie aspre della politica. De Luca è a Roma e pubblica selfie in quantità, mentre risponde. Ecco la sintesi di dieci minuti di chiacchierata telefonica con un uomo che, a torto o a ragione, si sente investito di una missione epocale: salvare la Sicilia. In coda c’è posto per le emozioni private, perché si chiude come si è aperto: con papà e mamma.

Lei, davvero, vuole salvare la Sicilia?
“Certo, è nel mio cuore. Chi non farebbe di tutto per il proprio cuore, per ciò che ama”.

Che ci fa a Roma?
“Sono qui, nei posti in cui c’è la caccia ai neo-eletti peones e si organizzano i gruppi. Il 3 dicembre ci sarà la conferenza nazionale di Sud chiama Nord e devo incontrare tante persone. Abbiamo realizzato un grande risultato e andiamo avanti”.

Avanti verso cosa?
“Ci saranno le amministrative nella primavera del 2023, le europee nel maggio 2024. Non ci faremo trovare impreparati, siamo qui”.

Lei, alle regionali, è arrivato secondo. Un risultato lusinghiero. Ma, ci scommetto, è più arrabbiato che contento perché non ha vinto. Giusto?
“Un po’ sì, lo confesso. Io avevo una strategia per vincere, per massimizzare il risultato elettorale. Giocavo per la vittoria, non per il secondo posto. Quindi mi sento sconfitto. Ma ho analizzato la situazione e ho capito perché”.

Perché?
“Le elezioni anticipate e l’election day sono stati micidiali. Avrei avuto bisogno di qualche mese in più. Ho dovuto chiudere le liste con candidati senza voti e questo l’ho pagato”.

E fra qualche anno? Ritenterà?
“Allora non mi sono spiegato. Il mio obiettivo è diventare governatore della Sicilia e lo sottoscrivo. Voglio fare il presidente della Regione. Ora metteremo su il nostro governo di liberazione…”.

Un governo ombra?
“Per niente e rimarrete sorpresi dalle persone che ne faranno parte. Un governo di liberazione che incalzerà il governo eletto, con un taglio istituzionale. Conosciamo i problemi della Sicilia e conosciamo pure le soluzioni”.

Però, lei è notissimo per gli show su Facebook, per i ‘vaffa’, sia pure cucinati in casa…
“E poi parlo con gli industriali, con i professionisti, con chi ha grosse responsabilità. E, dietro ‘Scateno’, scoprono che c’è Cateno. Non un soggetto folcloristico, ma un amministratore serio e consapevole e lì scattano gli applausi. A Schifani prometto…”.

Si contenga, per piacere.
“…A Schifani prometto che sarò lì per fare in modo che lui e il suo governo onorino le cambiali sottoscritte con i siciliani. Non lo lascerò tranquillo, lo pungolerò. In questo senso saremo i suoi migliori alleati. Porteremo in aula le nostre proposte e ci confronteremo. Altro che ombre!”.

Si aprono spazi nel Pd. Perché non prova a insediarsi al comando? E’ una battuta, naturalmente.
“Sa perché Schifani prende tanti voti? Glielo dico io: perché il Pd non esiste. Per l’assenza del Partito Democratico e della sua candidata. Niente di personale con Caterina Chinnici, ma è così. E non metto impegno in una cosa démodé che ha ormai consumato il suo tempo. Portiamo avanti idee nuove per il bene del territorio”.

Lei, di recente, ha pubblicato sulla sua pagina Facebook una foto del saluto a suo papà e non è la prima volta. Perché?
“Perché mio padre e mia madre sono tutto. Lui si chiama Nino ed era un muratore. Ha lavorato a Milano, viveva in una baracca di quindici metri quadrati senza bagno. Mia mamma si chiama Nunziata. Quando posso, vado in campagna per stare un po’ con loro. Perché loro sono…”.

Onorevole, si commuove ancora?
“Sì”.

Non dica ‘purtroppo’.
“Va bene, non lo dico”. (Roberto Puglisi)


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