NEW YORK – Caravaggio e Antonello da Messina, l’Auriga di Mozia e gli argenti di Morgantina restituiti nel 2010 dal Metropolitan Museum all’Italia: il governo regionale siciliano ha bloccato i prestiti di 23 tra i più importanti capolavori conservati nell’Isola, molti dei quali di recente hanno partecipato a mostre negli Stati Uniti. I musei siciliani sono in crisi, spiega il New York Times, e l’obiettivo del decreto “ferma-prestiti” è di tenere i capolavori a casa nella speranza di attirare turisti nell’isola. I prestiti all’estero non hanno prodotto benefici per la Sicilia e non sono avvenuti i “circostanze di reciprocità'”, si legge nel provvedimento, con le istituzioni destinatarie che spesso hanno mandato in cambio opere di “inferiore valore culturale e fama”.
Il decreto ammette scambi solo in circostanze eccezionali e fissa tariffe calcolate sul valore assicurato che dovranno essere pagate dal museo che richiede il prestito. Le nuove regole sono state invocate finora solo in un caso: per il prestito dell’Auriga di Mozia ad una mostra itinerante passata dal Getty e oggi al museo di Cleveland. La scultura è entrata nell’esposizione del museo dell’Ohio, programmata prima che le nuove regole entrassero in vigore, quando Cleveland ha accettato di prestare alla Sicilia un importante Caravaggio. In virtù del suo statuto di regione autonoma, la Sicilia può decidere in proprio le politiche di prestito che vanno in controtendenza rispetto a quelle dell’Italia, diventate più generose nel corso degli anni. Secondo il New York Times le regole mettono in crisi accordi bilaterali importanti come quello stipulato nel 2006 tra Metropolitan e Beni Culturali: in cambio della restituzione di 21 opere d’arte contestate, il Met aveva ricevuto dal’Italia una serie di prestiti dall’Italia di “equivalente bellezza e significato storico artistico”.
Tra gli oggetti restituiti c’era il Tesoro di Morgantina, una serie di argenti di età ellenistica che in base all’intesa dovrebbe tornare a New York per quattro anni nel 2014. “Cerchiamo soluzioni alternative da proporre al Met che siano di reciproco vantaggio per noi e per loro”, ha annunciato Mariarita Sgarlata, assessore ai Beni culturali e all’identità siciliana. Se Timothy Potts, il direttore del Getty che di recente ha ospitato e restaurato l’Auriga, è preoccupato per la il giro di vite di Palermo, Malcolm Bell III, l’archeologo dell’Università della Virginia co-direttore degli scavi di Morgantina, ha trovato una logica nella posizione della Sicilia: “Dal loro punto di vista l’accordo è difettoso perchè, quando gli argenti vanno a New York, il museo di Aidone resta vuoto, mentre quando stanno in Sicilia l’Italia deve prestare al Met opere di eguale bellezza e valore”. Il piccolo museo di Aidone, che ospita il Tesoro e la Venere restituita dal Getty, ha avuto nel 2012 solo 13 mila visitatori.
(Alessandra Baldini – Ansa)