Onorevole Nicola D’Agostino, capogruppo di Italia Viva all’Ars, a che punto è la Sicilia?
“Presto detto. Il Pil non cresce, i tributi incassati neppure, i debiti aumentano anche nei due anni del governo Musumeci. Occorrono tagli lineari, uno stop a nuove leggi di spesa, l’alt alle assunzioni, la chiusura di tutte le partecipate inefficaci, il blocco dei contributi inutili. E poi ci vogliono le riforme nei settori più delicati”.
Mamma, mia. Un programma lacrime e sangue.
“Sì, ma questo è lo stato dei fatti e la politica deve dire la verità. Non mi pare ci siano alternative. Invece di rivendicare maggiori entrate da Roma, non avendo le carte in regola, dobbiamo incidere in profondità. Mi rendo conto che si tratta di cose impopolari, ma non possiamo chiudere ancora gli occhi come è accaduto troppo a lungo. E’ arrivato il momento di diventare responsabili e affrontare i problemi”.
Come valuta l’esperienza Musumeci?
“Una presidenza mediocre che non riesce né a incidere, né a cambiare. Non c’è stato nessun atto significativo. Penso che il centrodestra non abbia idea di come affrontare una sfida tanto grande che comporta pesanti responsabilità. La catastrofe è sotto gli occhi di tutti, comportarsi come gli struzzi o inventare rassicurazioni è un gioco politichese un po’ datato”.
E Italia Viva cosa vuole essere?
“Il progetto di Renzi non sottrae niente a nessuno nell’ambito del centrosinistra. Non siamo in concorrenza col Pd. Anzi, ci rivolgiamo ai moderati, intendiamo creare contenuti e interesse per uno scenario vincente alle prossime elezioni”.
I numeri, attualmente, non sembrano incoraggianti.
“Parliamo di uno strumento politico appena nato che sta resistendo a violentissimi attacchi politici e mediatici. C’è tempo per costruire qualcosa di buono. A Roma tutto dipende dal buon governo di una coalizione raccogliticcia, a Palermo dall’intelligenza con cui si saprà costruire un’alternativa”.
Le inchieste della magistratura sono un ‘problema’ in più?
“Le inchieste della magistratura non devono mai essere un problema pregiudiziale. Occorre avere fiducia veramente, perché la verità poi emerge nelle sedi giuste. Occorre avere pazienza e serenità, soprattutto credere sempre nelle istituzioni“.
Ma, secondo lei, chi potrebbe essere il candidato ideale per Palazzo d’Orleans?
“Ci sono tre anni, sono tanti, un periodo sufficiente per bruciare chiunque. Oggi direi Leoluca Orlando, Claudio Fava e Pietro Bartolo, con la sua storia di solidarietà e di coraggio da medico di Lampedusa. Come ha confermato anche il vostro sondaggio, un uomo che ha meritato stima e credibilità”
E’ nato il gruppo leghista all’Ars.
“Ho sempre pensato che la Lega sia un pericolo per l’Italia. Che attecchisca in Sicilia mi pare poi inconcepibile”.
E dei pentastellati che dice?
“Noto soltanto confusione perché i nodi sono venuti al pettine. Sono in caduta libera. In Sicilia sono come bande che si fronteggiano e ognuno pensa soprattutto al proprio futuro”.
Come ha vissuto la visita del Presidente Mattarella all’Ars?
“Una buona occasione per relazionare sull’ottimo lavoro che abbiamo svolto in commissione antimafia. Stiamo toccando argomenti scottanti come rifiuti ed eolico dove possono emergere certi rapporti corruttivi tra mafia, politica e burocrazia. Sono dossier importanti. Dovremo occuparci degli appalti in Sanità, focalizzando l’obiettivo su alcune gare per servizi ospedalieri. Sul punto chiederei all’assessore Razza un supplemento di attenzione. Non posso dire altro”.
E poi?
“Penso che la Commissione Antimafia possa essere utilissima, svolgendo un ruolo di analisi e di controllo sui procedimenti amministrativi più sensibili e aiutando le Procure ad approfondire i contesti politici. Ce lo ha chiesto di recente il Procuratore di Catania Zuccaro in audizione, su alcune questioni precise. Credo che sia il modo migliore di interpretare il nostro ruolo in un percorso di collaborazione istituzionale”.