PALERMO – La “fase 2” nel Movimento 5 Stelle siciliano è iniziata. Dopo le spaccature e i conflitti interni al gruppo pentastellato di Sala d’Ercole, il voto sulla finanziaria ha sancito definitivamente la spaccatura interna, nel momento politicamente più significativo. La manovra è stata votata dal grillino Tancredi, già espulso dal gruppo, e quattro deputati del gruppo si sono astenuti, quindi non hanno votato contro come gli altri. Si tratta di Foti, Pagana, Mangiacavallo e Palmeri. Ossia di quei grillini che da un pezzo si muovono come un corpo a sé e apportano soccorso giallo alla barcollante maggioranza di Musumeci, in chiara rottura col resto del gruppo.
Giancarlo Cancelleri qualche giorno fa parlando a Livesicilia ha cercato di mettere pezze, dicendo che l’espulsione di Tancredi era rivedibile in caso di gesti di buona volontà dell’interessato, e sostanzialmente accogliendo le ragioni di quanti votano “buone proposte” a prescindere se di destra di sinistra, e ancora invitando a evitare il “muro contro muro” verso il governo regionale.
I parlamentari che si sono astenuti hanno difeso la loro scelta, spiegando che la manovra aveva accolto delle proposte dell’opposizione: “La legge finanziaria presentata dal governo è stata parzialmente migliorata, per la nostra parte, nell’interesse dei siciliani nel momento più difficile della storia recente, molte delle nostre proposte sono state condivise, altre meno”, hanno detto all’indomani del voto Matteo Mangiacavallo, Elena Pagana, Angela Foti e Valentina Palmeri, sottolineando che “sicuramente non è quella che volevamo”. “La non belligeranza in aula disciplinata da un gentlemen agreement fra i capigruppo proprio per mantenere un clima di confronto – spiegano – ha pervaso la nostra azione durante i lavori a partire dalle commissioni”. Ma se la scissione era già nell’aria a fine gennaio ed era stata congelata, adesso la convivenza all’interno del gruppo si fa sempre più complicata.
Il capogruppo Giorgio Pasqua rivendica uno spirito di collaborazione istituzionale di tutta la compagine penta stellata all’Ars e annuncia un chiarimento interno al gruppo nei prossimi giorni: “Noi come gruppo abbiamo avuto un atteggiamento di collaborazione. Non ci possono dire nulla, abbiamo avuto un senso di responsabilità che stride con la piazzata del presidente della Regione, che è stata indecorosa”. I 4 astenuti? “E’ stata una settimana pesante, ho preferito dedicare questi due giorni alla mia famiglia. Vedremo tra oggi e domani di programmare delle riunioni per vedere cosa è successo”. Ci si era provato, con scarsi esiti: “Sì, avevamo iniziato un processi di confronto poi interrotto dall’emergenza Coronavirus”.
Sulla finanziaria il giudizio del capogruppo è negativo: “Purtroppo ribadisco quanto dichiarato dallo scranno: per giocare a scaricabarile con il governo nazionale hanno lasciato scoperti tanti punti importanti. Per esempio i disabili, per i quali c’è un percorso non comprimibile e necessario e costa 250 milione. Con questa legge di stabilità e bilancio sono arrivati 86 milioni in meno, lasciandoli alla trattativa con lo Stato, e questo è un giorno sporco”. Altro punto dolente, i Comuni: “Hanno tolto 130 milioni per prometterne 300 dai fondi Poc. Ma è sciuro che questi fondi possano essere utilizzati?”. L’impressione è che “si voglia scaricare sul governo nazionale lo sfascio a cui il governo regionale non ha saputo trovare rimedi. Però si trovano 11 milioni per i marchettoni che non c’entrano niente con l’emergenza Coronavirus”.