Sparatoria di Librino, la Procura impugna tre assoluzioni in appello

La sparatoria di Librino, la Procura impugna tre assoluzioni in appello

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CATANIA – Era una calda sera d’estate, l’8 agosto di tre anni fa. L’un contro l’altro armati, a Librino si scontrarono due gruppi mafiosi: i Cursoti Milanesi e una frangia del clan Cappello. Ne venne fuori una sparatoria feroce in cui morirono due appartenenti al clan Cappello – Luciano D’Alessandro ed Enzo Scalia – e rimasero ferite altre quattro persone.

La sentenza impugnata

Per quei fatti lo scorso luglio, la Corte d’assise di Catania, presieduta da Maria Pia Urso, ha condannato con rito abbreviato a 20 anni due imputati, Carmelo Di Stefano e Roberto Campisi, per concorso in duplice omicidio e in quattro tentati omicidi. Condannati poi a 10 anni e 8 mesi tre pentiti, Carmelo Sanfilippo, Michael Sanfilippo e Davide Agatino Scuderi, con pena ridotta, oltre che per il rito, anche per la collaborazione.

L’appello

Ma la Corte emise anche delle sentenze di assoluzione. E ora la Procura di Catania non ci sta e presenta appello contro tre di quei proscioglimenti. La Dda ha impugnato le assoluzioni di Giovanni Nicolosi, Rosario Viglianesi e Santo Tricomi, imputati per le stesse accuse.

La Dda inoltre contesta l’esclusione dell’aggravante dei “motivi abietti” per i cinque condannati. L’esclusione dell’aggravante, si ricorda, aveva portato all’ammissione dei cinque all’abbreviato e al conseguente sconto di pena.

Il ricorso

L’appello è stato sottoscritto dal procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e dal sostituto procuratore Alessandro Sorrentino. Un documento di 26 pagine che contesta le ragioni delle assoluzioni e della esclusione dell’aggravante dei motivi abietti. Che per la Procura si configurerebbe per aver agito “quale ritorsione conseguente a precedenti contrasti insorti tra organizzazioni criminali contrapposte”.

Nel ricorso viene chiesto alla Corte d’appello di riaprire l’istruttoria e disporre l’audizione del collaboratore di giustizia Michele Vinciguerra.

La ricostruzione

Secondo quanto è emerso, tutto sarebbe nato da uno scontro tra le due fazioni. Il potente clan Cappello da una parte e il gruppo dei Cursoti Milanesi, anch’esso agguerrito. A capeggiare quest’ultimo sarebbe Carmelo Di Stefano, detto “pasta ca sassa”. Ci sarebbe stato un precedente scontro. Poi quella sera l’epilogo, come detto, con 2 morti e 4 feriti.


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