La trattativa e le agende di Ciampi| Buoni e cattivi dell'antimafia - Live Sicilia

La trattativa e le agende di Ciampi| Buoni e cattivi dell’antimafia

Carlo Zeglio Ciampi

Il processo spariglia le carte. Ombre su Oscar Luigi Scalfaro che per molti è stato un simbolo.

PALERMO – Ci fu davvero una trattativa fra lo Stato e la mafia? È caduto qualche pezzo importante nella ricostruzione dei pm di Palermo, ma la risposta arriverà dal processo ancora in corso in Corte d’assise.

Un processo che, al di là dell’esito per il quale bisogna portare pazienza, spariglia le carte. Per qualcuno potrebbe avere l’effetto di disorientare. La pubblica accusa si aggrappa in queste ore alle agende di Carlo Azeglio Ciampi. Qualche tempo fa, per ovviare all’inevitabile scricchiolio della memoria, l’ex Capo dello Stato suggerì ai giudici di leggere le sue agende dove conservava gli appunti dei giorni difficili delle stragi mafiose. E così se i pm non hanno potuto ascoltare in aula la testimonianza di Ciampi, allora era anziano e malato, ritengono di trovare conforto nelle sue memorie cartacee. È un altro ex Capo dello Stato, Oscar Luigi Scalfaro, deceduto prima di Ciampi (i fatti oggetto del processo sono datati, gli anni passano inesorabilmente) a traballare. Scorrendo il contenuto delle agende, secondo l’accusa, emergerebbe la figura di un politico morbido con i boss e non troppo disponibile con i pm ai quali disse di non sapere nulla della nomina di Francesco Di Maggio a vice direttore del Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria. Ed invece, stando agli appunti di Ciampi, che allora era presidente del Consiglio, fu Scalfaro a suggerire la scelta di Di Maggio, preferendolo al già indicato Giuseppe Falcone, giudicato troppo duro. Il mancato rinnovo del 41 bis per trecento boss, era il giugno del 1993, viene considerato un nodo cruciale della Trattativa.

Scalfaro, su cui le ombre trattativiste pesano già da un po’, sveste post mortem i gradi del presidente buono che in tanti gli avevano riconosciuto sul campo. A cominciare dai tempi del maxi processo. Allora Scalfaro, che era ministro dell’Interno, prese di petto gli avvocati e la loro “strategia” di sollevare eccezioni, una dopo l’altra, per ostacolare il dibattimento. Fu sempre lui a dichiarare, attirandosi la stima di una parte dell’antimafia militante, che dietro le stragi di Capaci e via D’Amelio non poteva esserci solo la mafia. Parole in cui Gian Carlo Caselli, simbolo di quella stessa antimafia, trovava vent’anni dopo la chiave di lettura degli attentati. L’ex procuratore di Palermo gliene diede atto il giorno del funerale di Scalfaro. In tanti ricordavano la sua accorata difesa della Costituzione contro l’uomo che per primo voleva cambiarla, Silvio Berlusconi.

“Lo ricordiamo come un Presidente difensore intransigente dei valori della democrazia, della legalità e dell’etica pubblica. Grande sostenitore e difensore della Costituzione che promuoveva tra i giovani come esempio concreto per trarre le regole dell’essere cittadino”, scrisse di Scalfaro don Luigi Ciotti, fondatore di Libera. Don Ciotti scelse di ricordare un episodio in particolare. Scalfaro aveva accettato l’invito della sua associazione. Arrivò a Corleone e la piazza, prima deserta, si gremì. Era la “riscossa” di un popolo. Scalfaro era un simbolo del bene.

I tempi cambiano. E si torna alle agende di Ciampi che, si spera, possano davvero contribuire alla verità. Molto più della deposizione di un altro ex Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, protagonista del conflitto di attribuzione con cui la Consulta, dandogli ragione, decise di distruggere le sue “irrilevanti” telefonate con Nicola Mancino. Il presidente della Corte d’assise del processo sulla Trattativa, Alfredo Montalto, ha ringraziato in udienza l’attuale presidente della Repubblica Sergio Mattarella che non ha frapposto ostacoli all’acquisizione delle agende di Ciampi. Per la cronaca dopo Ciampi, Scalfaro e Napolitano, Mattarella potrebbe essere il quarto capo dello Stato ad essere citato come testimone. Il suo nome fa parte della lista presentata dall’imputato Nicola Mancino.


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