(www.gianfrancomicciche.net) Mentre ascoltavo alla radio l’intervento di Di Pietro al primo congresso nazionale del suo partito, ho avuto la conferma di ciò che più d’ogni altra cosa, più del giustizialismo integrale, più delle logiche d’estremismo politico, contraddistingue l’Idv: il linguaggio violento con il quale in quel partito ci si esprime.
Ho sentito termini ed espressioni da far accapponare la pelle a un liberale come me, abituato alla battaglia politica, anche dura, ma pur sempre condotta nel massimo rispetto per l’avversario: non un nemico contro cui sobillare, ma uno che la pensa diversamente e che rappresenta tutti coloro che la pensano come lui.
Ho sentito Di Pietro schiumeggiare di rabbia contro il Goverrno italiano, che non ha esitato a definire piduista e fascista, offendendo così i milioni di italiani che hanno scelto questo governo e rievocando pericolosissime contrapposizioni, che in passato hanno anche insaguinato le strade italiane.
Ho sentito Di Pietro invocare più volte la piazza, come luogo surrogato delle istituzioni su cui trasferire il dibattito politico, che in quel luogo ”caldo”, però, spesso diventa scontro, diventa invettiva, diventa violenza. E se poi in quella piazza qualcuno si mettesse ad urlare al megafono quegli stessi concetti che stamattina Di Pietro propinava dal pulpito congressuale, se qualcuno in quella piazza cominciasse a parlare di RESISTENZA, la violenza potrebbe anche non essere solo verbale.
Ho sentito Di Pietro salire sull’altare dell’etica ed inneggiare contro la cosiddetta Casta, come se lui non facesse parte di questo stesso mondo, in cui ci stiamo tutti, in cui nessuno può pretendere di autoassegnarsi la patente di casto e puro (anche perchè qualche foto su cui far gossip ce l’abbiamo tutti), un mondo che noi accettiamo nel momento stesso in cui ne facciamo parte (anche Di Pietro, mi pare, prende gli alti stipendi, anche il suo partito prende i rimborsi …), un mondo che non si può di giorno rinnegare e alla sera accettare, un mondo che tutti dobbiamo impegnarci a migliorare, non certo facendo gli ipocriti moralizzatori.
Ho sentito Di Pietro prodursi in un antiberlusconismo da manuale, definirsi il Davide che può sconfiggere Golia. Se sa farlo, lo faccia, ma lo faccia proponendo al Paese un progetto politico serio e alternativo, non chiamando a raccolta cultori della protesta, comici in carriera, penne “travagliate”, professionisti della rete e giovani incazzati col potere (perchè qualcuno ha detto loro che si fa così) e istigandoli contro il Premier. Non è vestendosi di viola e gridando al mondo intero che Berlusconi fa schifo che Davide può pensare di affrontare Golia, soprattutto quando chi è Davide lo è perchè piccolo politicamente e culturalmente e chi è Golia lo è perchè rappressenta una grande proposta politica.
Ho sentito Di Pietro magnificare la rete, come unico loro antidoto al presunto strapotere mediatico di Silvio Berrlusconi. Proprio lui che è presente ad ogni trasmissione di ogni emittente; proprio lui che sembra quasi aver cambiato mestiere ed essersi ormai dedicato anima e corpo alle ospitate in tv. Ma evidentemente non gli basta, evidentemente ha anche bisogno di internet per sputare i suoi anatemi, evidentemente ha bisogno anche di piazze virtuali, dove far convogliare la RESISTENZA. E’ a causa di questo uso improprio della rete se strumenti straordinari come il blog, facebook, eccetera, sono diventati il volgare ricettacolo dei peggiori messaggi, se da luoghi di libertà e civile confronto si sono trasformati in valvole di sfogo per odio e violenza.
Infine, ho sentito Di Pietro rivolgersi ai giovani del suo partito, in un politichese da fare invidia al più consumato dei politici di mestiere. Anch’io voglio rivolgermi ai giovani che si avvicinano all’Idv, sicuramente sospinti da ideali nobili, benchè non condivisi. Ragazzi, la vostra rabbia, la vostra passione, la vostra voglia di protesta, la vostra legittima necessità di esserci ed sprimere contrarietà a Berlusconi, al governo, a me e a chi volete voi, i vostri ideali io li rispetto e, pur non condividendoli, mi farei uccidere per difendere il vostro diritto di esprimerli. Perchè sono puri! Continuate pure nel vostro impegno, ma coltivate nel cuore e nella mente il seme della civile dialettica politica, professate il culto del confronto democratico e non lasciatevi fomentare ed intruppare da chi ha intenti molto meno puri dei vostri.