CANICATTI’ (AGRIGENTO)– “E’ un momento difficile” ripete più volte don Giuseppe Argento nell’omelia durante la celebrazione del funerale di Marco Vinci, il giovane ucciso, sabato sera, solo per aver difeso un’amica dalle avances. Tanti, tantissimi giovani hanno affollato la chiesa della Divina Misericordia, nella giornata di lutto cittadino a Canicattì: bandiere a mezz’asta e saracinesche chiuse nel rispetto del ricordo per un 25enne sulla cui morte nessuno si dà pace.
Ai primi banchi, accanto ai genitori anche il prefetto di Agrigento, Nicola Diomede e il sindaco di Canicattì, Ettore Di Ventura, che proprio al prefetto ha chiesto un aiuto per garantire sicurezza nella cittadina sconvolta. “È un momento difficile – ha ripetuto per quattro volte don Argento – oggi è un momento difficile per la famiglia e per la comunità e la città di Canicattì. Siamo stati devastati da pensieri e sentimenti contrastanti, da domande e dubbi, siamo di fronte al più grande mistero, quello della morte, ma è inutile cercare la logica nella la morte: non possiamo soddisfare questo mistero, ma dobbiamo rimanere in silenzio senza sprecare inutili parole perché il silenzio possa diventare preghiera”.
Tra le lacrime dei presenti e il dolore di chi conosceva bene Marco, il prete continua la sua omelia cercando di far forza ai genitori e ai parenti: “È un momento difficile, perché vorremmo dire ai genitori parole che possano arrivare al loro cuore ma riusciamo a malapena a mormorare qualcosa”. Questa mattina si è espresso anche il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio: “La Procura porta avanti l’accusa di omicidio premeditato aggravato dai futili motivi. È un fatto grave che ha sconvolto la città, mi preoccupa il fatto che non si possa uscire liberamente il sabato sera. Io credo che il problema sia nell’educazione, nel rispetto delle donne, soggetti che meritano di stare tranquille e divertirsi nei locali agrigentini”.