Lagalla, Lombardo, Miccichè, oggi è il giorno

Lagalla, Lombardo, Miccichè e la ricerca del Centro perduto

La presentazione del movimento. E i retroscena politici
LA KERMESSE
di
3 min di lettura

Oggi, a Enna, verrà svelato il nome della Cosa, con il simbolo. La nuova creatura politica di Roberto Lagalla, Raffaele Lombardo e Gianfranco Miccichè lancia ufficialmente il suo guanto di sfida al mondo: alleati compresi. A prescindere dalle parole di circostanza, non si mettono in piedi partiti e movimenti se non scorre una sotterranea vis politicamente conflittuale rivolta al contesto. Noi seguiremo la giornata.

I tre esibiscono un certificato di esperienza, posto che la parola ‘giovani’ in politica non offre una garanzia assoluta. Contano capacità, talento, voti e poi ci sono ottuagenari con finissima sensibilità di impegno e prospettiva, come ci sono adolescenti che perpetuano le anticaglie di vecchissimi riti.

Anche l’assortimento risaputo e apparentemente incongruo, essendo il trio Lagalla-Lombardo-Miccichè formato da personalità caratterialmente distanti, può costituire, invece, un elemento di forza, se le differenze si attrarranno nella complementarità.

Roberto Lagalla è un professore palermitano, dal linguaggio raffinato e dall’indole soffice che sa concedersi le dovute asprezze. Raffaele Lombardo è un politico catanese, tetragono alle intemperie, coriaceo nella forma, con una sostanza magmatica di pensieri e strategie in fermento. Gianfranco Miccichè è un effervescente apolide della sua stessa identità di vedute. Forse, nemmeno Gianfranco, quando si alza al mattino, sa come se la penserà Miccichè. Reggeranno?

Il Centro perduto

Rimane il problema di fondo per le anime che si collochino nella vasta area della moderazione a vario titolo. Come riuscire a raffigurare, da soli o in compagnia, il Centro perduto e suddiviso, in uno scenario di antipodi, proponendo profili che attraggano i moltissimi potenziali consensi in gioco.

Pochi dubbi sussistono, infatti, sul centrismo dell’operazione, una tendenza che abbiamo raccontato con dovizia di particolari. Parliamo di un moderatismo, uno dei molteplici, con venature autonomiste, saldamente ancorato nel centrodestra.

Pure nella circostanza, dunque, si staglia innegabilmente il convitato di pietra: il premio a cui tanti ambiscono per valori e messi di voti. Che sia aggregato o indipendente.

C’è Forza Italia, robustissima, nel palco d’onore. C’è la Dc di Totò Cuffaro. C’è Saverio Romano, con ‘Noi Moderati’, solo per citare alcuni tra gli associabili, in varie forme, al centrodestra. Non c’è il Grande Centro, a livello regionale e nazionale, che qualcuno auspicherebbe, come entità preponderante in grado di sbaragliare la concorrenza.

Suggestioni e prove tecniche

Ha detto, Totò Cuffaro: La somma delle sigle non serve, come i maquillage. Ci vogliono le idee forti, con i valori non negoziabili. La Democrazia Cristiana di una volta accettava di perdere i referendum per difendere i suoi principii. Gli elettori avevano un punto di riferimento. E poi…”.

Ha detto Gianfranco Miccichè: “Non ci piace la trazione a destra, anche se si deve riconoscere che Giorgia Meloni è molto brava. Il centro sta scomparendo, dobbiamo riequilibrare le sorti. L’Italia e la Sicilia non sono abituate agli estremismi”.

Tuttavia, oggi, l’opzione appare impraticabile, in un orizzonte polarizzato e caratterizzato da truppe centriste che, oltretutto, si snobbano reciprocamente.

Ma la Sicilia è famosa per rappresentare, in concretezza e immaginario, uno sperimentato laboratorio politico. E chissà che, magari partendo proprio da qui, la ricerca del Centro perduto non diventi, in futuro, qualcosa di più di una suggestione. L’arca ritrovata nell’urna dei desideri.


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