Lagalla risponde ai professori: | "Candidato? Nessuno me lo ha chiesto" - Live Sicilia

Lagalla risponde ai professori: | “Candidato? Nessuno me lo ha chiesto”

I “suoi” docenti gli scrivono. Il rettore risponde. E fa chiarezza: “Non sono candidato a sindaco di Palermo, nessuno me lo ha chiesto. Sarei disponibile solo in caso di un governo tecnico”.

Il teatro di questo “dialogo a distanza” tra i professori e Roberto Lagalla, è un forum, “non istituzionale”, sul quale il coordinamento d’Ateneo, prendendo spunto da un’agenzia di stampa che attribuiva alla guida dell’Università palermitana la volontà di aderire a un progetto politico con Pdl-Udc e Grande Sud, ha scritto: “Da oggi, quindi, l’Ateneo di Palermo – hanno detto qualche giorno fa i docenti – è ufficialmente guidato da un uomo esplicitamente e dichiaratamente appartenente ad una specifica parte politica. Certamente le opinioni e le frequentazioni politiche del Rettore erano da sempre note a tutti e nessuno azzarderebbe l’ipotesi di privare il cittadino Lagalla di esse. Tuttavia, da questo momento – hanno aggiunto – e il conflitto politico e lo scontro tra i partiti vengono per la prima volta portati nel cuore dell’istituzione universitaria proprio da colui che con ampia concordia è stato scelto dai colleghi, dal personale tecnico-amministrativo e dagli studenti per essere il garante di tutti”.

Ma la replica del rettore non s’è fatta attendere. Lagalla ha risposto sempre sullo stesso portale attraverso una lettera: “Cari colleghi”, inizia, per poi entrare nel merito delle questioni sollevate: “La mia posizione – scrive Lagalla – non è mai cambiata, rispetto all’ipotesi di una candidatura a sindaco di Palermo. Io non sono candidato, e nessuno me l’ha chiesto. Ad agosto, come pochi giorni fa, ho ribadito – come credo qualsiasi cittadino abbia il diritto di fare, a maggior ragione quando riveste un ruolo istituzionale – il mio punto di vista sulla difficile situazione della Città, sostenendo che solo un’amministrazione di “salute pubblica” può fare uscire dalle secche delle contrapposizioni e dei conflitti, oggi più che mai insostenibili, in una situazione finanziaria difficilissima, e con una coscienza civile da risvegliare: sospendere, insomma, la logica del muro contro muro. Questo – aggiunge il rettore – è il mio auspicio per il futuro di Palermo, e purtroppo la frammentazione che continua a registrarsi in politica non crea condizioni di reale e adeguata agibilità. Ad agosto, come oggi, ho ribadito che, solo nel caso di un governo tecnico e super partes, avrei potuto offrire la mia disponibilità, senza fare riferimento ad alcuna sigla di partito”.

Al di là delle precisazione, però, Lagalla rivendica i risultati ottenuti finora nel suo ruolo di vertice dell’Ateneo palermitano: “Credo che nessuno – dice – possa accusarmi di non avere tenuto un ruolo assolutamente istituzionale e super partes. Ritengo di avere ascoltato e coinvolto nelle scelte tutte le anime di un’Università che è il luogo deputato al confronto critico, la palestra dove le contrapposizioni diventano elaborazione comune. Non rinnego nulla della mia storia personale, della mia formazione culturale e religiosa, che peraltro ha sempre attinto a diversi contributi e movimenti. Per questo, lasciatemelo dire, il riferimento alle mie ‘frequentazioni politiche’, riferite soltanto a una parte, mi appare – credetemi – davvero semplificatoria e riduttiva. In privato e in pubblico, le mie frequentazioni si sono soltanto basate sulla condivisione di progetti, la volontà di portarli avanti, le affinità culturali senza alcun pregiudizio ideologico”.

E ancora: “Continuo a confrontarmi con serenità con tutte le componenti dell’Ateneo, e continuo a lavorare molte ore al giorno da rettore, come credo chiunque possa osservare di persona. Alle voci, alle fughe in avanti, alle ansie di successione di qualche professore che da voi apprendo, – prosegue Lagalla – rispondo che l’Ateneo è guidato saldamente dal rettore in carica e dagli organi di governo, la cui azione segue soltanto criteri di miglioramento dei servizi, di modernizzazione della macchina amministrativa, di equilibrio del bilancio, di rilancio dell’attività di alta formazione e di ricerca. Permettetemi di dire che qualche risultato l’abbiamo, tutti insieme, ottenuto, se oggi i conti dell’Ateneo sono stati risanati, tanto da avere da parte dei revisori dei conti il riconoscimento di un’operazione ‘straordinariai. I corsi di studio – dice infine – sono stati razionalizzati, la ricerca rilanciata, il ricambio generazionale dei professori incoraggiato tanto da potere consentire l’assunzione di nuovi ricercatori e la riattivazione degli assegni di ricerca”.

Precisazioni che sembrano aver convinto i “colleghi docenti”. Che a loro volta, però, puntualizzano la propria posizione: “O si fa il sindaco, o si fa il rettore”: “Ci pare tu convenga con noi – scrivono i membri del coordinamento d’Ateneo – che qualunque candidatura, purché effettiva, ad un ruolo politico richiederebbe un’immediata e definitiva presa di distanze dal governo dell’Ateneo. È grazie a questa condivisa scelta di netta separatezza dei ruoli (che va ben al di là delle strette incompatibilità previste dalla legge) che i legami che la stampa ti attribuisce con esponenti del mondo politico non costituiscono per nessuno di noi elemento di preoccupazione sul possibile venire meno del tuo ruolo al di sopra delle parti, che fino ad oggi riconosciamo non essere mancato”.


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