L'agente e il parente dei mafiosi| Il pizzo alle persone sbagliate - Live Sicilia

L’agente e il parente dei mafiosi| Il pizzo alle persone sbagliate

Sandro Diele e Onofrio Terracchio

Storie di racket a Palermo. I protagonisti sono i nuovi presunti mafiosi della famiglia di Pallavicino-Zen, arrestati nella retata Apocalisse del 23 giugno scorso. Ebbero un occhio di riguardo per i commercianti con i parenti al 41 bis e nessuna pietà per chi stava costruendo la villa alla figlia di un rappresentante delle forze dell'ordine.

MAFIA DI PALERMO
di
2 min di lettura

PALERMO- Un occhio di riguardo per i commercianti con i parenti al 41 bis e nessuna pietà per chi stava costruendo la villa alla “figlia di uno delle scorte”. Storie di pizzo a Palermo. I protagonisti sono i nuovi presunti mafiosi della famiglia di Pallavicino-Zen, arrestati nella retata Apocalisse del 23 giugno scorso.

Onofrio Terracchio in compagnia di Paolo Lo Iacono aveva fatto “visita” al titolare di un supermercato per chiedere la messa posto. E si era sentito rispondere che “ne ha due al 41”. Un chiaro riferimento, secondo i carabinieri, a due persone detenute al regime del carcere duro. Terracchio non si era scomposto più di tanto. Il pizzo lo dovevano pagare. Certo, però, bisognava essere meno intransigenti rispetto ad altre vittime. Ci si doveva accontentare “di quelli che gli vengono dal cuore”. Secondo l’accusa, parlava di soldi. Confidava nel buon cuore della vittima e aveva deciso di non indicare la cifra precisa da pagare.

Una volta conclusa la missione le cimici piazzate nella loro macchina iniziarono a registrare le perplessità dei due interlocutori che decisero di investire della questione Sandro Diele che, secondo la ricostruzione della Procura, avrebbe preso in mano le redini della famiglia mafiosa. Terracchio e Lo Iacono inizialmente dimostravano di temere il rimprovero di Diele per lo sgarbo ai parenti di un mafioso. Poi, avevano il tiro: “… l’importante che ora lui… continuiamo questa linea… perché se no praticamente… perdiamo la faccia, ma più di noi… lui”. Gli uomini del pizzo non potevano consentirsi il lusso dei “buoni sentimenti”. Ne valeva della loro credibilità: “… perché dice ah vabbè niente … basta, basta un cane che abbaia che… già si sono arresi”.

Terracchio e Diele sono i protagonisti di un’altra conversazione. L’argomento era sempre il pizzo. Paolo Lo Iacono era andato a chiedere i soldi in un cantiere edile. Gli operai gli avevano raccontato che stavano costruendo la villa alla figlia di “uno delle scorte”: “Poi in questo frattempo mi sono visto con Paluzzu (si tratterebbe di Lo Iacono ndr) e me lo ha detto… dice che è… la figlia di uno della scorta… finì a posto non ci possiamo andare più. Anzi il cristiano diciamo è fu diciamo… si è comportato dritto. Perché loro sono… loro sono pagati a giornata, capisci? Non sono impresa… sono pagati a giornata… sono una squadra, si”. Terracchio aveva qualche timore e per un attimo aveva ipotizzato di cambiare aria: “Perché abbiamo fatto un errore… prima uno dovrebbe capire dove sta andando”. Diele concordava con l’atteggiamento di prudenza, ma era meno morbido. Avrebbe voluto solo rinviare la faccenda: “… e non gli si può fare dopo?… dopo che finisce?”.

 


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI