Non c’è solo il dramma della disperazione a Lampedusa. C’è la scena politica su cui non cala il sipario. C’è il consenso che perfino un così potente meccanismo di dolore produce. C’è la passione, c’è la rabbia. Ci sono le anime imprigionate sull’isola, in attesa di una risposta chiara. Non abbiamo la sfera di cristallo, il futuro è labile. Tuttavia, finora la partita l’ha vinta Raffaele Lombardo e non solo per immagine, anche per sostanza. Il governatore è stato uno dei pochi a non perdere la testa. Ha risposto alle altrui uscite scomposte (Maroni) con una misura di beffarda ironia, ricacciando nella gola dell’incauto ministro niente altro che i fatti. E’ stato fisicamente vicino alla popolazione. Si è adoperato davvero. E, al telefono col presidente del Consiglio, non ha mostrato le proverbiali orecchie basse. Ha reagito.
Raffaele Lombardo appare come un uomo nuovo, oggi. Non è più soltanto (e lo è ancora) il signore delle trame segrete, della politica del palazzo, incastonata tra demagogia e delicati machiavellismi. Sul campo, si è dimostrato capace e si è rafforzato. Questa – nella mutevolezza delle correnti – è la verità di stamattina. Poi si vedrà.