L'angelo di Palermo - Live Sicilia

L’angelo di Palermo

Domenica letture
di
2 min di lettura

Ma cosa ne pensa Palermo? Non la città malamente rappresentata dalla politica o da certi movimenti “spontanei” che vorrebbero raccogliere il mare in un secchiello. Nemmeno la città delle propagande reciproche: disastrata eppure sicuramente invitta, sulla coda di pavone dei candidati in sfilata. Palermo che ne pensa delle ricette abbozzate, delle ombre che si mostrano, della sua vita quotidiana, del suo futuro compromesso?

Purtroppo, anni di inerzia hanno ammutolito le lingue, congelato i cuori e sminuzzato i cervelli. Non c’è una voce poderosa della collettività ed è prassi che non ci sia. La comunità di cui facciamo parte si appassiona soltanto di pallone, Zamparini e calci d’angolo. Prima si infiammava nello schema prestabilito mafia-antimafia. Da quando i giudici non li ammazzano più, perfino l’antico furore antimafioso, con le sue storture, con la sua limpidezza, con la sua giustezza e con la sua follia, si è sciolto al sole dell’atarassia.
Cosa fanno i palermitani, qual è il loro sport preferito?, chiede un angelo di passaggio. Ci guardiamo appassire lentamente, con una punta di soddisfazione masochista. Attendiamo che il carro dei monatti ci prelevi, dopo la peste. Morire o sopravvivere da schiavi. Non c’è alternativa. E tu, angelo di passaggio, raccogli le tue ali e portale altrove. Nulla somiglia al paradiso.

La questione delle candidature per la poltrona di sindaco ha fin qui solleticato gli scommettitori incalliti e le opposte tifoserie che scorrazzano nei giornali online e cartacei per sponsorizzare il satrapo di riferimento. E’ una processione sudamericana di volti e sorrisi, di carte dei miracoli e prodigi calati dal cielo. Eppure, basterebbe riascoltare le parole severe e gravi del commissario dello Stato, Luisa Latella. Avevamo letto qualche intervista densa di ammonimenti e considerazioni responsabili. Lo sguardo del prefetto ci ha comunicato un elemento in più. Abbiamo colto, di riflesso, lo sfascio raccontato nella sua dimensione fisica e immediatamente intellegibile. Luisa Latella ha sciorinato i mali della città, senza orpelli, senza alimentare false speranze. Nei pochi mesi che ci separano dal voto questo integerrimo servitore dello Stato saprà a malapena inserire qualche toppa nei buchi più vistosi. Poi toccherà al sindaco in carica l’opera immane della ricucitura.
 Non sarà facile. Ci vorrà il coraggio delle scelte impopolari. Ci sarà da superare una lunga stagione di disagio che, nei momenti più cruciali, sembrerà interminabile. E non è detto che il sacrificio potrà bastare.

Ma Palermo ha compreso davvero le dimensioni dell’impresa che l’attende? Non si tratta semplicemente di scegliere un politico piuttosto che un altro. Ecco perché il silenzio che si sente dappertutto non è di buon auspicio. Viviamo in un ghetto senza orizzonte. I vecchi sono abbandonati. I giovani hanno come unico sfogo le serate in maleodoranti quartieri che per ironia della sorte rappresentano l’alternativa di grido. Siamo rinchiusi tra le sbarre di un mare inutile, tra la disperazione della miseria e le lattine di birra vuota che insozzano l’Olivella. Tutto tace, o non proprio tutto. Non lo sentite questo sinistro e imminente fruscio di ali, compagni di tregende? Il prossimo angelo di passaggio sarà l’angelo della morte.

Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI