"L'arcivescovo, un pugno nello stomaco: ma ai Rotoli va meglio"

“L’arcivescovo, un pugno nello stomaco: ma ai Rotoli va meglio”

Cosa si sta facendo per le catastrofe del cimitero. Intervista all'assessore Sala.
SPECIALE ROTOLI
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Assessore ai Servizi cimiteriali, Toni Sala, che effetto le hanno fatto le parole dell’arcivescovo Lorefice sul cimitero dei Rotoli?
“L’effetto che provo ogni volta che vado al cimitero e vedo le bare insepolte. Un pugno nello stomaco, non allo stomaco. Proprio perché è interiore. Però…”.

Però?
“Pur essendo sacrosante quelle parole forti, perché parliamo di una crisi che, personalmente, ho trovato, la situazione è migliorata. Abbiamo alzato le bare da terra, sotto le tensostrutture. Mi pare che siamo in un contesto un po’ più decoroso o un po’ meno indecente e, ripeto, parliamo sempre di una situazione di gravissima crisi. Si può entrare, anche con il carro funebre, si può pregare con un po’ meno disagio. E’ un piccolo successo, nel grandissimo dramma, come dimostra la foto che le sto mandando”.

Quante sono le bare in deposito?
“Circa 830. Ora abbiamo una riunione della cabina di regia per vedere a che punto è il rispetto del cronoprogramma. L’obiettivo che prevedeva la tumulazione, cioè la sistemazione nei loculi di tutte la bare, entro il 31 ottobre, è evidente che non l’abbiamo raggiunto. Però è vero che non tutte le famiglie hanno aderito al programma dei trasferimenti a Sant’Orsola, che sono ripresi dopo il blocco delle imprese funebri. Cerchiamo di migliorare il migliorabile, sapendo che, per una soluzione definitiva, ci vorranno, appunto, azioni definitive”.

Cosa dobbiamo aspettarci nel breve futuro?
“Partiamo da un dato: delle circa ottocento bare in attesa, cinquecento sono destinate all’inumazione a terra, trecento alla tumulazione nei loculi. Questo è un problema in più, perché non abbiamo spazio per un nuovo campo di inumazione. Stiamo venendo incontro alle famiglie con minori mezzi grazie ai loculi ipogei a basso costo, stiamo facendo di tutto per garantire il diritto alla sepoltura. Stiamo cercando, a poco a poco, di portare i depositi temporanei a livelli fisiologici per una città metropolitana”.

E il forno crematorio non funziona e le famiglie devono andare altrove…
“Anche questo è un problema che ho trovato. Una soluzione potrebbe essere quella di sganciare i costi per il forno crematorio dal piano triennale delle opere pubbliche, per procedere con la manutenzione. Siamo davanti a un’opera degli anni Ottanta, aperta negli anni Novanta, e sfruttata oltre ogni previsione. Ci vogliono interventi strutturali”.

Il vagheggiato cimitero di Ciaculli sembra una chimera, intanto.
“E’ un’opzione ancora lontana su cui non ci sono novità di rilievo, anche se si continua a lavorarci e c’è un progetto nuovo degli uffici, sui campi di inumazione. Nel frattempo, dobbiamo procedere con piccole azioni, sperando che cambino le prospettive. Piccole e decisive azioni che possono sembrare poco, ma che fanno tanto”.


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