Province salve, ma più “snelle”. E indennità più leggere per i deputati regionali. Sono queste le due maggiori novità emerse dai lavori d’Aula di oggi. Anzi, queste notizie, a dire il vero, non sono state partorite da Sala d’Ercole, bensì dalla prima commissione legislativa e dall’Ufficio di presidenza.
La commissione Affari istituzionali presieduta da Riccardo Minardo, infatti, ha approvato la norma che prevede il recepimento della manovra nazionale, la cosiddetta “Salva Italia”, per quanto riguarda il tema degli enti locali. In pratica, nonostante gli annunci di governo e maggioranza che avevano considerato come “prioritaria” l’abolizione delle province, non si assisterà al taglio dell’ente ma a un ridimensionamento del numero dei componenti che non potranno essere più di dieci e saranno eletti dai consiglieri comunali di quella provincia. “Il disegno di legge – precisa il testo – rinvia ad una successiva legge regionale, da emanarsi entro il 31 dicembre 2012, l’individuazione delle materie spettanti alle province regionali”.
La norma prevede anche che l’elezione dei consiglieri provinciali sia opera degli organi elettivi dei comuni ricadenti nel territorio della provincia. Anche l’elezione del presidente della provincia non è più diretta, ma affidata al Consiglio stesso. Vengono infine abolite le Giunte provinciali.
“Il recepimento del ddl Monti nella parte in cui prevede la diminuizione dei consiglieri provinciali e il ricorso ad elezioni di secondo livello – hanno dichiarato il capogruppo all’Ars e il consigliere provinciale di Fli Livio Marrocco e Alessandro Aricò – consente un risparmio economico ma non basta: Fli continuerà a battersi per l’abolizione totale delle province. Futuro e Libertà per l’Italia – hanno aggiunto – nei mesi scorsi ha presentato un ddl per abolire le province e ha ribadito questa posizione in Commissione, ma su questo punto non è stato possibile trovare un’intesa di maggioranza con gli altri partiti”.
E il dimagrimento delle province viene considerato un primo passo anche da Francesco Scoma, coordinatore provinciale del Pdl. Ma un passo…indietro: “Il testo presentato per il governo dall’assessore Chinnici e approvato in commissione con i voti dei deputati della maggioranza sulla riforma delle province, non soltanto non potrà essere una legge innovativa ma, addirittura, marca un passo indietro rispetto allo stesso decreto Monti. Naturalmente – ha concluso Scoma – ha solo compiuto il primo passo di un iter parlamentare che ci vedrà in prima linea per cercar di dotare la Sicilia di una norma efficiente”. Insomma, niente abolizione, ma di province probabilmente si tornerà a parlare. Già da domani in Aula.
“Nessuna preclusione sulla riforma delle province da parte del Pid, – ha detto il capogruppo all’Ars Rudy Maira – purchè si salvaguardino le funzioni ed addirittura se ne amplino le competenze accorpando anche altri enti intermedi che talvolta disperdono energie economiche e umane. Credo che sulla legge elettorale che verrà discussa a breve in Aula – ha aggiunto – si debba trovare un accordo che vada nella direzione di razionalizzare i costi della politica, ma non a danno della rappresentanza democratica, che comporta l’elezione diretta del presidente e del consiglio provinciale”.
Intanto, sempre a proposito di “tagli”, novità sono arrivate anche dal Consiglio di presidenza, che con un’apposita delibera si è adeguato ai tagli applicati in Senato. Il provvedimento nei fatti formalizza quanto già stabilito alla fine dell’anno scorso, vale a dire: riduzione di 1.300 euro lordi alle indennità dei parlamentari, adozione del sistema contributivo per il calcolo delle pensioni per deputati e personale, la rendicontazione dei portaborse. A questi interventi, il presidente dell’Ars Francesco Cascio ha deciato i suoi primi “tweet”: “In Consiglio di Presidenza – ha scritto Cascio – si è deciso di tagliare del 10 per cento le indennità di funzione dei depuati, a partire già da febbraio”, un modo per “continuare nell’azione di contenimento dei costi della politica”.