Lasciò i Santapaola: il pentito Liistro ora accusa i Cintorino

Lasciò i Santapaola: il pentito Liistro e “lo scontro” con i Cintorino

Ha parlato dei presunti capi Mariano Spinella e Riccardo Pedicone

CATANIA – Dai Santapaola ai Cappello, poi – dopo questo cambio radicale – transitò dal gruppo dei Salvo a quello del cosiddetto “ciuraro”, finendo nelle fila dei Cintorino. E alla fine, dopo aver cambiato casacca, Carmelo Liistro decide di abbandonare la mafia per diventare un collaboratore di giustizia.

A ricostruire la “carriera” mafiosa del pentito è il gip Simona Ragazzi, nell’ordinanza che ha portato a 39 arresti per gli affari del clan dei Cintorino, alleato dei Cappello. Il gip lo definisce un “altro collaboratore che ha avuto rapporti diretti con alcuni affiliati”.

L’arresto del collaboratore

“Componente del clan Cappello di Catania”, il 14 settembre 2021 è stato arrestato in un’operazione condotta dalla DDA di Reggio Calabria e dopo quasi sei mesi, a febbraio dell’anno seguente, ha iniziato a parlare con i magistrati della Dda.

Il gip cita quanto dichiarato dallo stesso Liistro, che avrebbe premesso “di avere fatto parte del clan Santapaola sino al 2013, inizi 2014″, per poi transitare nel clan dei fratelli che facevano riferimento a Iano Lo Giudice, il quale operava insieme al gruppo di Salvo, detto il Carrozziere, infine di essere entrato proprio nel gruppo del Carrozziere nel quale militava sino a quando Salvo è stato arrestato a Parma nella cosiddetta operazione Penelope”.

Dai Cappello al “Ciuraro”

Liistro in pratica all’epoca già stava per legarsi al gruppo di Salvatore Lombardo detto il “Ciuraro”, padre di Salvuccio Junior. Quest’ultimo è colui che avrebbe preso il posto, per gli inquirenti, di Turi Cappello alla guida dei clan.

“Quando il Ciuraro venne arrestato come Salvo, egli si allontanava dal gruppo di San Giorgio”, scrive il gip. Liistro avrebbe operato in questo gruppo fino alla scarcerazione di Massimo Cappello, di cui sarebbe diventato uomo di fiducia.

Poi, come detto, a settembre 2021 finì per essere arrestato. “Le sue dichiarazioni sono state, peraltro, ritenute credibili e genuine, e gli è stata riconosciuta l’attenuante della collaborazione nell’ambito di diversi procedimenti”, ricostruisce il giudice per le indagini preliminari, citando tra gli altri il processo Camaleonte.

L’inchiesta a carico dei Cintorino

Oggi Liistro è uno dei due collaboratori di giustizia (l’altro è Carmelo Porto) che hanno dato origine, con le loro dichiarazioni, all’inchiesta che un paio di settimane fa ha colpito il clan Cintorino. Il gruppo, operante tra Giardini Naxos e Calatabiano, sarebbe stato capeggiato da Mariano Spinella, mentre una sorta di direttore organizzativo sarebbe stato Riccardo Pedicone.

“Pedicone, fino al momento del mio arresto era incaricato di gestire le attività illecite per conto del clan Cappello. Nella zona ionica e faceva riferimento, come il cognato, a Mario Pace”, ha detto il pentito. Poi, dopo l’arresto di Massimiliano Cappello, sarebbe cambiato il capo.

Pedicone: il pizzo e l’esclusiva dei Santapaola

Questo perché Pedicone, secondo Liistro, “voleva ‘spingere’ su alcune estorsioni (come quella dei locali notturni che erano stati chiusi durante la pandemia). E voleva spartire la gestione del personale in parti uguali (nel senso che ognuno poteva mettere proprie persone nella sicurezza dei locali), mentre i Laudani e i Santapaola volevano gestire il pizzo, in questi casi, in esclusiva.

Liistro ha sostenuto di aver conosciuto Pedicone mentre quest’ultimo svolgeva un’attività di “recupero crediti” per conto di “persone di Torino”. Il credito in questione sarebbe stato relativo a una fornitura di sostanze stupefacenti. L’inchiesta ha riguardato gli ‘affari’ del clan Cintorino nel versante ionico.

Secondo il pentito, che è già stato sentito in altri procedimenti, Pedicone sarebbe entrato “nella gestione degli affari illeciti nella zona ionica dopo l’arresto del cognato Di Bella Gaetano per conto del clan Cappello”. L’area di riferimento sarebbe stata quella ionica: “Riposto, Giardini, Fiumefreddo, Taormina, Calatabiano e paesi limitrofi più piccolini”.


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