L’attesa non è ancora finita per gli ex operai della Fincantieri. La lettura della sentenza del processo all’azienda, che doveva tenersi questo pomeriggio, è stata rinviata a venerdì prossimo. “Abbiamo aspettato tanti anni, un giorno in più…” commenta uno degli ex lavoratori in attesa nei corridoi del palazzo di giustizia di Palermo. L’accusa, ai 5 rappresentanti legali è di omicidio colposo e lesioni colpose gravi. Venticinque anni di reclusione il totale delle pene richieste per le condizioni in cui gli operai dei cantieri navali hanno lavorato per anni.
La Fincantieri avrebbe infatti preferito risparmiare utilizzando l’amianto per la costruzione delle proprie imbarcazioni. Non c’era nessuna prevenzione, nessuna messa in sicurezza: “andavamo avanti con fazzoletti e stracci” racconta Benedetto Russo, ex operaio. “Poi sono arrivate le mascherine – continua – ma a quei tempi eravamo giovani e forti, e non avevamo alcun sintomo”. L’amianto, il “killer silenzioso”, nasconde le tracce della propria presenza anche per molti anni. “Sono entrato come effettivo nel ’62 – dice Russo – e dopo 35 anni mi è stata diagnosticata un’asbestosi”, difficoltà respiratorie, irrigidimento fino alla perdita delle capacità funzionali dei polmoni. Non si respira più, tradotto sulla pelle degli operai.
Il processo che si sarebbe dovuto concludere oggi va avanti da dodici anni, con ben sessanta udienze alle spalle. Ma restano speranzosi gli ex lavoratori della Fincantieri, anche se i presunti tentativi dell’azienda di scaricare le proprie responsabilità non sono mancati. “In tribunale hanno detto che le malattie le abbiamo contratte fuori dai cantieri” aggiunge Russo. Intanto qualcuno è morto nel corso del processo. Tanti altri non si immaginano come il loro lavoro, condotto onestamente per anni, in realtà li stesse condannando. “Nessuno ci ha mai detto che quel materiale fosse tossico” ricorda Russo. Così qualcuno viene a saperlo per caso, dopo una chiacchierata. “Ad esempio parlando del processo con un mio ex collega, si è sottoposto ad un controllo. Placche alla pleura, la diagnosi.”
A distanza di tanti anni, ancora qualcuno viene colto di sorpresa. “Forse perché non se ne parla abbastanza, solamente un’altra giornalista ha seguito il caso” dice ancora Russo. Attualmente vi sono altri quattro processi a carico della Fincantieri, portati avanti dalla procura di Palermo, le cui indagini rivelano sempre nuovi casi di danni per esposizione all’amianto. Solo in questo processo si contano 65 deposizioni. Non numeri. Ma storie, vite. Uomini che sanno che non è comunque una sentenza a porre fine a tutto. Uomini che pensano “agghiorna e scura e ‘su ventiquattro’uri. E non sappiamo se il giorno viene di nuovo.”