Laurea falsa, ma la truffa non c'è | Assolto l'ex dirigente Lo Nigro - Live Sicilia

Laurea falsa, ma la truffa non c’è | Assolto l’ex dirigente Lo Nigro

Rino Lo Nigro

Dopo due condanne e il rinvio della Cassazione arriva il verdetto "perché il fatto non sussiste".

PALERMO – Per contestare una truffa, occorre che qualcuno “con artifizi o raggiri, inducendo taluno in errore, procuri a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno”.

Il curriculum di Rino Lo Nigro era sì falso, ma la millantata laurea non serviva per ricoprire l’incarico. Dunque l’imputato non ha provocato alcun danno all’Agenzia dell’impiego. Il suo lavoro lo ha svolto regolarmente e pure con risultati positivi.

L'avvocato Marcello Montalbano

La tesi difensiva dell’avvocato Marcello Montalbano (nella foto), che aveva già convinto la Cassazione, avrà fatto breccia pure davanti alla terza sezione della Corte di appello, presieduta da Antonino Napoli (a latere Scaduti-La Neve). Risultato: sentenza ribaltata e assoluzione di Lo Nigro, condannato in primo grado a tre anni per truffa, poi ridotti in appello a due anni e quattro mesi.

L’ex dirigente dell’assessorato regionale al Lavoro, nonché direttore generale dell’Agenzia dell’impiego, dichiarò di essere in possesso di una laurea e di un master alla Bocconi senza averli mai conseguiti.

Non è l’unica grana giudiziaria per Lo Nigro che è stato condannato in primo grado a 3 anni e mezzo per corruzione nel processo sullo scandalo Ciapi. I pm lo piazzano nel sistema che avrebbe ruotato attorno alla figura del manager della pubblicità Faustino Giacchetto.

La sentenza di condanna per il caso del curriculum era stata annullata con rinvio dalla Cassazione. È stato celebrato un nuovo processo d’appello nel corso del quale a Lo Nigro veniva contestato di avere ricoperto il ruolo di dirigente generale esterno alla Regione per sei mesi nel 2010 senza possedere i requisiti necessari. Per accedere al concorso Lo Nigro aveva inviato alla Presidenza della Regione il curriculum, datato 28 dicembre 2009, in cui attestava falsamente di avere conseguito la laurea in giurisprudenza e un master in gestione delle risorse umane, entrambi alla Bocconi di Milano. E così ottenne l’incarico per sei mesi retribuito con 93 mila euro.

Secondo quanto stabilito dalla Corte di Cassazione, la Corte di appello avrebbe disatteso la “consolidata giurisprudenza di legittimità, affermata pure dalle Sezioni Unite, in base alla quale la truffa finalizzata all’assunzione di un pubblico impiego si consuma nel momento della costituzione del rapporto di lavoro e sempre che sia dimostrata l’esistenza di un danno immediato ed effettivo, di contenuto economico-patrimoniale, che l’amministrazione abbia subito all’atto ed in funzione della costituzione del rapporto medesimo. Più in particolare, secondo la Suprema Corte, ai fini della configurabilità del delitto di truffa, non rileva il corrispettivo ricevuto per la prestazione effettivamente svolta”.

L’avvocato Montalbano ha sostenuto che i titoli di studio dichiarati erano ininfluenti ai fini dell’incarico. Insomma, non servivano. L’assoluzione con la formula piena “perché il fatto non sussiste” fa venire meno la confisca di 93 mila euro subita da Lo Nigro e il risarcimento danni in favore della Regione per 140 mila euro.

 


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