Le anziane morte, l'infermiere e la superperizia: "Non vi è certezza"

Le anziane morte, l’infermiere e la superperizia: “Non vi è certezza”

Il processo a Villani Conti è alle battute finali
CORTE D'ASSISE
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CATANIA – Hanno del clamoroso i risultati della super-perizia al processo al presunto “infermiere killer” Vincenzo Villani Conti, imputato per duplice omicidio. L’uomo è accusato di aver ucciso due anziane ammalate somministrando loro delle dosi controindicate di benzodiazepine.

I periti scrivono che in un caso la morte è dovuta a uno scompenso cardiaco, l’altro a una cachessia con disfunzione multiorganica. E che, soprattutto, non è possibile attribuire i decessi “con un livello di probabilità vicino alla certezza alla somministrazione nelle ore immediatamente precedenti di quindici milligrammi di Diazepam e Midazolam”.

I periti

La perizia è stata realizzata dal professore Alberto Salomone, tossicologo forense, dal professore Fortunato Stimoli, anestesista e rianimatore, e dal dottore Cataldo Raffino, medico legale. Per loro non è possibile giungere a un’attribuzione della correlazione tra i farmaci somministrati e la morte.

E questo “pur tenendosi in debita ponderazione le condizioni di salute in cui versavano entrambe le pazienti, dei tempi di insorgenza dell’effetto atteso e del sopraggiungere dell’evento morte”. Inoltre, sulla base delle risultanze delle analisi tossicologiche, “nessuna conclusione può essere raggiunta su quale sia stata la quantità somministrata di Diazepam e Midazolam”.

Le quantità

Ancor meno, per i periti, “si può affermare che alle signore sia stata somministrata la stessa quantità di Midazolam e Diazepam, né che la somministrazione sia avvenuta contemporaneamente”. I periti sono stati nominati il 7 novembre scorso.

L’infermiere è difeso dagli avvocati Salvatore Liotta e Francesco Calabrese. In aula sono presenti, oltre all’ospedale Cannizzaro, assistito dall’avvocato Eleonora Baratta, tutte le parti civili, parenti delle vittime, assistite dagli avvocati Silvana Selmi, Cettina Mirabella e Simone Marchese.

Presente anche l’associazione “Codici per i diritti del cittadino”, con il segretario regionale, avvocato Manfredi Zammataro. Si proseguirà il prossimo 12 settembre, giorno in cui, a meno di nuove richieste istruttorie di fine dibattimento, la parola passerà al pm per la sua requisitoria.

Il movente

Villani Conti, secondo l’accusa, avrebbe ucciso le due donne per una sorta di ritorsione contro l’ospedale. In quel periodo, agli psicologi, avrebbe detto di vivere “uno stato di preoccupante distacco emotivo maturato nei confronti dei pazienti a causa del comportamento vessatorio”, che percepiva da parte dei suoi superiori.

Vari suoi colleghi, va detto, lo hanno difeso, descrivendolo come “professionale, timoroso di sbagliare e per questo attento nel suo lavoro”, negando ogni apparente malessere o confidenza su disagi, o meno. In una scorsa udienza avevano deposto gli esperti sull’esame tossicologico.

L’epoca dei decessi

L’esame avrebbe confermato la presenza di sostanze controindicate. Ora però i periti affermano che non si può giungere a una conclusione su “quale sia stata la quantità somministrata di Diazepam e Midazolam”. Le morti sono avvenute in ospedale, tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021.


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