Le arance e la sconfitta delle lobby - Live Sicilia

Le arance e la sconfitta delle lobby

Un emendamento approvato dalla Camera aumenta contenuto minimo di succo di frutta nelle bibite gassate dal 12 al 20%. Perdono le lobby dell'agroindustria che avevano trovato in Sicilia autorevoli appoggi politici.

Un emendamento del PD, approvato ieri dalla Camera, alza il contenuto minimo di succo di frutta nelle bibite gassate dal 12 al 20%. Il che potrebbe implicare l’assunzione, ad esempio, per 23 milioni di consumatori, di duecento milioni di chili di arance, con un equivalente di cinquantamila chili di vitamina C in più. Oltre al salvataggio di diecimila ettari di agrumeti italiani, con una estensione, calcola una nota di agenzia, pari a ventimila campi di calcio, localizzati per la maggior parte in Sicilia ed in Calabria.

Una ulteriore tappa di uno scontro che vede contrapposti gli interessi dei consumatori e degli imprenditori agricoli del settore ortofrutticolo o quelli della lobby della agro-industria che ha trovato in Sicilia autorevoli appoggi politici.

Come è noto, una legge del 1961 permette di vendere bibite colorate “a base di agrumi” con un contenuto del loro succo limitato al 12%. Gli agricoltori hanno sempre sostenuto l’opportunità di alzare questa soglia così da trasformare, per esempio, acqua colorata in aranciata vera e propria. Opposizione furente da parte di una lobby industriale preoccupata dei costi da affrontare per rinnovare gli impianti, per l’elasticità della domanda che potrebbe portare ad una riduzione di consumi rispetto ad un inevitabile aumento di prezzo del prodotto, per la concorrenza ipotizzabile da parte di aziende straniere sottratte al vincolo.

In teoria, come sembra stia accadendo, sarebbe dovuto prevalere in questo conflitto l’interesse del consumatore, più che disponibile, secondo ricerche di marketing, a spendere qualche centesimo di euro in più pur di avere una simil-aranciata più sana. Interessi che si intrecciano con quelli degli agrumicoltori siciliani costretti a vendere la loro produzione a prezzi non remunerativi.

Eppure fino a ieri europarlamentari e membri del governo nazionale, eletti in Sicilia, tromboneggiavano a favore delle argomentazioni lobbistiche già riassunte.

“All’estero non ne vogliono. Come se avessero il tossico. Le nostre arance”, scriveva Vittorini in un indimenticabile romanzo, “Conversazione in Sicilia”. Le lobby, appoggiate da una parte della politica, continueranno a fare considerare “maledette” le arance siciliane?

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