"The sixth family", i legami fra| cosche Usa e Ponte sullo stretto - Live Sicilia

“The sixth family”, i legami fra| cosche Usa e Ponte sullo stretto

C’é un bel libro, da poco pubblicato in Italia dalla Curcio, che spiega in dettaglio i legami tra la ‘famiglia Usa’, che oggi guida Cosa Nostra oltre Oceano, e gli appalti per il ponte sullo stretto di Messina.

Si tratta di “The Sixth Family. Vito Rizzuto e il collasso della mafia americana”, scritto dai dei giornalisti americani Adrian Humphreys e Lee Lamothe.

Il tema più scottante del libro è proprio il forte interesse delle cosche Usa sul Ponte. “Il ponte di Messina era solo uno degli investimenti in cui Vito Rizzuto era coinvolto.”

A parlare è Silvia Franzé, ex funzionario della DIA. E le sue non sono le uniche rivelazioni grazie alle quali “The Sixth Family”, già best seller negli Stati Uniti, può essere considerato una fonte irrinunciabile nella conoscenza dei rapporti tra mafia italiana e americana.

Tra episodi noti e retroscena ancora inediti gli autori ricostruiscono tutte le tappe che hanno consacrato la famiglia Rizzuto da Cattolica Eraclea, Agrigento, ai vertici della malavita mondiale, seguendo la lunga scia di droga e sangue che ha portato il suo attuale leader, Vito, a diventare uno dei criminali più temuti e controversi dell’ultimo secolo.

Dopo decenni di onorata carriera tra partite milionarie di eroina, conti cifrati ed esecuzioni spietate Rizzuto ha rivolto la sua attenzione a ‘casa’, legando il suo nome agli appalti illeciti per il ponte sullo Stretto di Messina, ma una condanna del 2007 lo ha messo fuori gioco.Cosa accadrà nel 2012, quando il John Gotti del Canada uscirà di prigione?

I fatti ricostruiti in questo libro-inchiesta, vale a dire la scalata della famiglia Rizzuto e del suo attuale leader ai vertici della malavita americana, culminata con la conquista del mercato mondiale della droga (e, per quanto ci riguarda da vicino, con una pesante ingerenza negli appalti per il ponte sullo Stretto di Messina), hanno dato spunto a un vivace dibattito vivace e attento tra Angela Napoli e Francesco Bruno.

In particolare, sulla scorta del bel libro inchiesta i due presentatori si sono chiesti quanto incidono le intercettazioni nelle indagini sui fatti di mafia.

In disaccordo con le più recenti disposizioni di legge che ne limitano l’impiego, infatti, l’onorevole Napoli, componente dell’Antimafia, ha ribadito l’importanza cruciale delle intercettazioni: “Questo fondamentale strumento di indagine consente di scoprire legami e collusioni insospettabili. Al contrario, se ci si concentra soltanto su chi è già in odore di mafia non possono verificarsi progressi determinanti. Chi è al di sopra di ogni sospetto – un politico, un uomo d’affari, chiunque non sia un mafioso conclamato – molto difficilmente può essere raggiunto”.

A proposito dei pentiti, invece, si è detta dubbiosa: “Il loro contributo può essere decisivo, certo, ma più spesso si tratta di una scelta di convenienza. Chi è stato capace di sciogliere un bambino nell’acido non può in nessun caso e a nessun titolo essere considerato “pentitò'”.

Sulla stessa linea Francesco Bruno, che ha analizzato le vicende della famiglia Rizzuto, esponente di quella mafia “esportata” che è da sempre il prodotto di punta del made in Italy, evidenziando gli intrecci e le ramificazioni criminali che oggi interessano tutta la Penisola , non solo le regioni che costituiscono la culla storica di Cosa Nostra, ‘ndrangheta e camorra. ”E il vero dramma è che prima era il mafioso ad aver bisogno del politico per realizzare i suoi progetti. Oggi, sempre più spesso, è il politico ad avere bisogno del mafioso.”(Ansa)


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