“Non dura”. Ovunque ti volti, dalle parti del Palazzo, lo senti sussurrare. La vita di questa legislatura dell’Ars non sembra destinata a essere lunga. I motivi sono molteplici e non si esauriscono nell’inchiesta catanese che coinvolge Raffaele Lombardo. Certo, il più immediato e appariscente fattore di instabilità sta proprio in quelle carte della Procura etnea, centellinate sulla stampa, che parlano di presunti incontri notturni, relazioni pericolose, quattrini e sigarette sgranocchiate. È vero che quelle carte non sono state ritenute sufficienti per tradursi in un provvedimento a carico di Lombardo, questo è un fatto incontrovertibile. Ma l’aria è pesante. E ogni giorno di silenzio del governatore appesantisce ulteriormente il tutto.
Il malessere nel Pd è noto, pubblico e difficilmente sostenibile alla lunga, malgrado gli sforzi del segretario e del capogruppo che cercano di tenere uniti i cocci democratici. Il malessere dei finiani, altro partito con la legalità senza se e senza ma nella ragione sociale, si fa sempre più tangibile e dichiarato. Nessuno crede che finiani e democratici possano tirare avanti a lungo in questa scomoda posizione. Ma c’è dell’altro. Che con l’inchiesta di Catania non c’entra ma che potrebbe avere effetti ancora più diropmenti.
È il terremoto politico che potrebbe arrivare da qui a un mese se il governo Berlusconi dovesse essere impallinato, come sembra, in Parlamento. A quel punto, soprattutto se non si troveranno i numeri e le condizioni per un nuovo governo nazionale, toccherà tornare alle urne. E questo metterà in moto un effetto domino che difficilmente risparmierà l’Ars. Già perchè non sono solo i sindaci, di Palermo e Catania in testa, a non vedere l’ora di togliere il disturbo per staccare il biglietto per Montecitorio o Palazzo Madama, grazie al comodo autostop delle liste bloccate. Ci sono anche tanti deputati dell’Ars, per nulla certi della rielezione in questo contesto di enorme incertezza politica, a essere più che tentati dal salto a Roma.
La valigia la stanno già preparando in tanti, sia nel Pdl, dato i n caduta libera dai sondaggi, sia nel Pd, che in questa legislatura grazie a un capriccio della legge elettorale ha eletto 29 deputati, numero destinato a precipitare nella prossima legislatura. A quel punto la stessa composizione dell’Ars potrebbe essere stravolta, con l’ingresso di una pletora di nuovi eputati che potrebbero persino cambiare gli equilibri tra maggioranza e opposizione, visto che i partiti del 2008 si sono spezzettati ciascuno in una pluralità di sigle. Un caos nel caos. Per tutti questi motivi l’idea di un voto regionale entro il 2011 si fa sempre più concreta nelle stazne del Palazzo. Dove lo spirito, ogni giorno che passa, è sempre più quello del “si salvi chi può”.