Caro Babbo Natale, ti scrivo anche quest’anno, anche se non mi hai mai portato nulla e ti sei dimostrato più assente di quanto lo era Caracciolo in area di rigore. Onestamente non so cosa voglio quest’anno, probabilmente non riesco a capire ciò che realmente mi serve. Però stai tranquillo: Pandev – a differenza di quello che suppongo ti stiano chiedendo tutti – non te lo chiedo. Perché ho una richiesta più grande: vorrei che non mi portassi una cosa, che invece da qualche anno a questa parte non scordi mai di regalarmi: quel maledettissimo Siena. Ecco, non lo voglio più. Perché ogni anno che lo trovo sotto l’albero, qualcuno scivola e rompe tutte le palline. Arrivò il Siena molto tempo fa e il ginocchio di Amauri fece ciaociao con la manina col sottofondo di una musichetta di Champion’s che svaniva. Poi il Siena ci ospitò a casa sua tempo dopo e ce le suonò di santa ragione con un Liverani forzatamente in ferie di Capodanno. Quest’anno sotto l’albero ancora le loro maglie bianconere e Miccoli ha fatto patacrack. Non ti sembra sufficiente? Voglio essere sincero con te, un po’ come lo ero da piccolo quando ti chiedevo semplicemente di regalarmi la California: quest’anno, se ti va bene, non portarmi nulla, ma non mi dare più lo sfigatissimo Siena. Rifilalo a qualcun altro … che so, a Mourinho, a Mihaijlovic, a Leonardo. A Ferrara magari no, che pare piatuso già di suo. Io dal canto mio, ti prometto che sarò più buono, che non bestemmierò quando Cavani sbaglia i gol o quando Nocerino rizzolla il campo. In ogni caso, ti ringrazio per il regalino che mi hai già portato domenica: sentire Palermo che esulta all’annuncio del Catania che batte la Juventus è segno che qualcosa – nell’ex feudo bianconero – sta cambiando davvero. E non è poco. Con affetto, Enrico.
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