“Dottor Morvillo, faccio parte di quelle migliaia di persone che come dice lei sono un problema perché corteggiano e seguono Cuffaro. Con tutta la stima e il rispetto le dico che le sue accuse sono alquanto discriminanti e offensive. Per lei tante persone per bene che non conosce vanno etichettate e condannate a prescindere perché seguono Cuffaro. Posso sopportare la miseria culturale di qualche candidato o mancato candidato che utilizza attacchi strumentali per usare la solita etichetta dell’antimafia per darsi visibilità. Il suo è un pregiudizio che non dovrebbe far parte della cultura di un magistrato e non lo posso accettare”.
E’ l’incipit di una lettera aperta, scritta da Stefano Cirillo, sessant’anni, direttore della onlus ‘Aiutiamo il Burundi’ che lui e Totò Cuffaro hanno fondato per dare una mano ai poveri nella parte più povera del mondo. Ma da dove viene il dottore Cirillo? Una domanda che troverà risposta. Intanto, il seguito della missiva inviata ai giornali dopo l’intervento del magistrato Alfredo Morvillo che ha stigmatizzato il rapporto tra la politica e i condannati per mafia, con un riferimento apparso palese a Cuffaro e Dell’Utri.
“Basta con i pregiudizi”
“La invito a spogliarsi di pregiudizi e stereotipi e venire in Burundi – continua Cirillo – dove vorrei mostrarle un ospedale realizzato da noi dove ogni anno partoriscono migliaia tra le mamme più povere del mondo, tre orfanotrofi che sosteniamo con centinaia di bambini, una chiesa che abbiamo costruito e tanto altro, perché anche un condannato può riuscire a fare tanto per chi soffre. Vorrei mostrarle le tante cose fatte non per inutile retorica (che io per primo non sopporto) ma per farle comprendere che chi ha sofferto e ha pagato la sua pesante pena può e deve offrire la parte migliore di sé. Vado in Burundi da tanti anni e mi sento una persona che rispetta i valori, le regole, la giustizia ma con le sue dichiarazioni mi sono sentito ingiustamente etichettato come neanche il pregiudizio e le ingiustizie del Burundi avrebbero mai fatto Approfitto per chiedere un risarcimento morale ai Suoi ingiusti pregiudizi e le chiedo se lo vorrà di donare il 5xmille per il Burundi”.
Cuffaro e l’ospedale
Dunque, chi è Stefano Cirillo? Un uomo navigato che lavora per una compagnia internazionale in materia di Sanità, volando tra Londra e il resto del mondo. Nelle cronache di LiveSicilia.it lo ritroviamo anche in una cronaca di cinque anni fa. Citiamo noi stessi: “Non ci fu giusta causa nella rimozione dell’allora presidente del San Raffaele Giglio di Cefalù, commissariato dal governo Crocetta. Contro quella revoca, decisa nel gennaio 2013, l’ex presidente Stefano Cirillo ha agito in giudizio e le sue istanze sono state in buona parte accolte dal tribunale di Palermo in un giudizio civile. La sentenza del giudice Giulia Maisano stabilisce che Cirillo, difeso dagli avvocati Accursio Gallo e Giuseppe Carbonaro, è stato rimosso senza una giusta causa. Il giudice ha dunque condannato la Fondazione San Raffaele Giglio a un risarcimento di quasi 150mila euro più le spese processuali”. Siamo nell’ambito problematico della sanità siciliana.
“Ho conosciuto Totò Cuffaro nel 2003, quando era presidente della Regione – racconta l’autore della lettera – mentre cercava di costruire un ospedale proprio in Burundi, grazie ai fondi della cooperazione internazionale. C’era e c’è una mortalità materna e infantile pazzesca. Poi, mentre Totò era in carcere a Rebibbia ci siamo scritti e, una volta che è uscito, abbiamo deciso di andare in Burundi insieme per essere utili. Ci adoperiamo con finanziamenti volontari e anche personali, inviamo materiale e medici. La pandemia ha rallentato tutto, ma adesso stiamo ripartendo al massimo. Totò è stato cinque volte con me in Burundi e ha fatto proprio il medico. Ha aiutato molte mamme a partorire, è una persona di grande sensibilità e non è giusto quello che gli stanno facendo passare”.
Mafia e antimafia
Se ricordi al dottore Cirillo che il dottore Alfredo Morvillo non è un polemista politico, ma un uomo che ha lottato davvero e che ha visto morire, per mano di Cosa nostra, la sorella Francesca e il cognato Giovanni Falcone, fra gli altri, lui esprime grande rispetto, ma non cambia idea sul punto. “Il mio discorso – spiega – è rivolto soprattutto all’antimafia utilizzata per attaccare il rivale in politica. C’è tanta gente onesta con Cuffaro e con la Nuova Dc. E poi, guardi, io penso che la mafia sia sempre un drammatico problema, in Sicilia, ma ce ne sono pure altri. Vogliamo parlare dei servizi, delle autostrade, dei rifiuti e di tutto il resto?”.
Nel sito della onlus a firma Cuffaro-Cirillo c’è scritto: “Siamo due amici che hanno avuto la fortuna di realizzare (utilizzando i fondi per la solidarietà internazionale della Regione Siciliana) un ospedale aperto a giugno 2012 a Rusengo in un’area del Burundi al confine della Tanzania. Fra i nostri obiettivi c’è quello di evitare che molti bambini diventino orfani, già nascendo e di sostenere con le forze di tutti noi, ove possibile, i numerosi orfani che popolano a oggi questo paese”.