PALERMO – L’Hotel delle Palme non chiuderà i battenti. E’ stato infatti raggiunto l’accordo tra la società Acqua Marcia Turismo spa e i sindacati presso l’Ufficio provinciale del lavoro: l’intesa prevede sacrifici per i dipendenti, alcuni dei quali passeranno dal full-time a part-time, ma il mantenimento dei livelli occupazionali e soprattutto la non chiusura dello storico albergo di via Roma.
Il gruppo immobiliare che fa capo a Francesco Bellavista Caltagirone aveva comunicato, lo scorso novembre, l’intenzione di licenziare 134 dipendenti su 213 sparsi tra le varie strutture dell’Isola: Villa Igiea, Hotel delle Palme ed Excelsior Hilton di Palermo, Excelsior Grand Hotel di Catania e Hotel Des Etrangers di Siracusa. Ma per la struttura di via Roma, che nella sua lunga storia ha ospitato politici, stelle del cinema, compositori come Wagner e perfino summit di mafia, era addirittura prevista la totale chiusura. Da lì è cominciata una serrata trattativa sindacale, con tanto di vertice in Prefettura, conclusasi oggi.
L’accordo prevede che un gruppo di lavoratori passi da full-time a part-time ma con una media di 30 ore: si tratta di 39 dipendenti a Palermo e dieci a Siracusa. Di questi 41 riguardano il food and beverage (tra cui tutti quelli di Palermo) che faranno nove mesi di attività a tempo pieno, mentre sei sono del front office di Villa Igiea. I lavoratori dei servizi per camere, fattorini, lavanderia e frigo bar, che saranno esternalizzati, manterranno retribuzioni e anzianità: sono 33 a Palermo, 17 a Catania e sette a Siracusa. Restano i 30 esuberi, avranno “priorità” i pensionati o coloro prossimi alla pensione.
“Di certo non siamo pienamente soddisfatti – dice Marianna Flauto, segretario generale della Uiltucs – perché una riduzione delle ore di lavoro significa ridurre le retribuzioni, ma questo era il miglior accordo possibile in un momento difficile. Abbiamo ottenuto la garanzia che l’Hotel delle Palme resterà aperto e che saranno mantenuti i livelli occupazionali, con la garanzia che in caso di cessione tutti i lavoratori passeranno in capo alla nuova società. Nel caso dei trenta esuberi ci siamo opposti sostenendo che bisogna in ogni caso tenere conto prioritariamente della volontarietà, dell’anzianità di servizio in tutte le strutture del gruppo e degli strumenti di sostegno come la cassa e la mobilità per favorire chi è più vicino a maturare i criteri pensionistici”.
Non ha firmato invece la Cisl, che pure aveva proposto un proprio piano con alcuni strumenti del contratto collettivo nazionale, rigettato però dalla società. “Abbiamo abbandonato il tavolo – dice Mimma Calabrò della Cisl – avevamo ricercato soluzioni alternative. Ci riteniamo insoddisfatti, sarebbe stato opportuno valutare le nostre proposte che prevedono l’utilizzo del personale in modo più produttivo quando ce n’era la necessità. Non comprendiamo la motivazione per la quale l’azienda si sia dimostrata irremovibile e non abbia voluto considerare le nostre proposte che, a nostro avviso, avrebbero potuto contribuire a superare le criticità, salvaguardando non solo i livelli occupazionali, ma anche gli aspetti retributivi e contributivi di ogni lavoratore”. La proposta targata Cisl prevedeva flessibilità delle ore lavorative, il coinvolgimento della Regione per gli ammortizzatori sociali e il riutilizzo in altre mansioni.
Il futuro però appare ancora incerto, specie perché Acqua Marcia avrebbe ricevuto (così come riportato dalla stampa nazionale) almeno dieci offerte per i suoi hotel siciliani. Una cessione che riaprirebbe i giochi e che potrebbe concludersi entro il 2015.