PALERMO – Di certo c’è che quasi otto milioni non si spenderanno più. Se poi la riforma delle ex Province che ha battezzato liberi consorzi e Città metropolitane porterà altri vantaggi economici, è ancora presto per dirlo. Il risparmio intanto c’è, ma non si vede. Perché già da due anni le province erano state cancellate con la prima parte della riforma che aveva portato ai commissariamenti, azzerando i consigli provinciali. Ora, quei risparmi (quasi otto milioni all’anno) si consolidano.
La legge, finalmente votata dall’Ars questa settimana, ridisegna la struttura e le funzioni degli enti di area vasta. E dovrebbe portare a un cambiamento culturale che passa dalla collaborazione degli amministratori locali, che dovranno interpretare i nuovi enti nello spirito appunto del “consorzio”. Diverse saranno anche le competenze e come hanno spiegato in conferenza stampa Antonello Cracolici e l’assessore Giovanni Pistorio presentando la legge. Con questa riforma abbiamo messo fine agli sprechi per ripetizione della spesa – afferma Cracolici -. Non esisteranno più nove ‘supercomuni’, come erano nei fatti le ex Province, perché Liberi consorzi e Città metropolitane avranno competenze esclusive”. Che non riguarderanno feste e sagre come un tempo accadeva con le Province: “Vengono trasferite ai comuni le competenze su manifestazioni artistiche e ricreative, mentre alla Regione passano le competenze su formazione professionale e tutela ambientale. I Liberi consorzi – ha spiegato Pistorio – avranno, invece, competenza sull’approvazione degli strumenti urbanistici ed entro il prossimo anno anche sull’edilizia popolare abitativa, sulla vigilanza dei consorzi di bonifica e sulla motorizzazione civile”.
Quel che è certo è che non ci saranno più i consiglieri provinciali. Che fino all’altroieri erano 305 e costavano la bellezza di 7.7327.452,44 euro all’anno. I vecchi consiglieri percepivano un’indennità che andava dai 1.500 euro lordi di Enna ai quasi cinquemila euro lordi mensili per il presidente del consiglio provinciale di Palermo. Il solo consiglio provinciale del capoluogo costava ogni anno 1.282.433 euro.
Queste somme – che già da due anni non si spendono per via dei commissariamenti – si risparmieranno in pianta stabile visto che nei liberi consorzi i consigli saranno sostituiti dalle “adunanze elettorali”, formate da tutti i sindaci e consiglieri comunali in carica nei comuni appartenenti all’ente (senza retribuzioni aggiuntive) e avrà come compito quello di eleggere il presidente del Libero consorzio e il sindaco della Città metropolitana, oltre che i membri della Giunta.
A proposito di questi ultimi, anche qui si dovrebbe concretizzare un risparmio. La legge prevede infatti che “al presidente del Libero consorzio comunale ed al sindaco metropolitano è attribuita un’indennità pari alla differenza tra l’indennità percepita per la carica di Sindaco e quella spettante al sindaco del comune con il maggior numero di abitanti del libero consorzio o della città metropolitana”. Se l’indennità è già di per sé “pari a quella del sindaco del comune con maggior numero di abitanti, agli stessi è attribuita una maggiorazione del 20 per cento dell’indennità già percepita”.
Quanto ai componenti della Giunta del libero Consorzio comunale e della Città metropolitana “è attribuita un’indennità pari alla differenza tra l’indennità percepita per la carica ricoperta nel comune ed il 50 per cento di quella spettante al Presidente del relativo libero Consorzio comunale o al Sindaco della relativa Città metropolitana. Qualora l’indennità percepita dai componenti della Giunta del libero Consorzio comunale e della Città metropolitana, in virtù della carica ricoperta nel comune, sia pari o superiore a quella spettante, sopra descritta, agli stessi è attribuita una maggiorazione del 10 per cento dell’indennità già percepita”.
Questo sistema dovrebbe quindi portare a dei risparmi – non quantificabili – anche sulle spese per le giunte, che con le vecchie Province ammontavano a 5.819.786 euro annui (un milione a testa a Palermo e Catania). Cifra che adesso, non dovendosi più versare indennità intere ma solo “integrazioni” dovrebbe diminuire.
Ma al di là dei milioni risparmiati sui costi della politica, la vera sfida della riforma, insiste l’assessore Pistorio, è quella del nuovo modello di ente d’area vasta: “Non più u ente ‘in competizione’ con i comuni – commenta l’assessore -, perché ora sono gli stessi comuni che collaborando tra loro dovranno gestire al meglio le competenze”. Una sfida prima di tutto culturale per la classe dirigente degli enti locali siciliani.