CATANIA – Dai Centopassi al passo del gambero: Davide questa volta non batte Golia. Dopo la “colonizzazione” della lista siciliana di Liberi e Uguali si contano gli ammutinamenti. Danilo Festa, consigliere comunale civatiano di Motta Sant’Anastasia molla ufficialmente: non si candiderà all’uninominale di Misterbianco. Lo fa con un post su Facebook. “Praticare la buona politica, oltre che predicarla. Si dice che un uomo si misuri nel momento in cui viene messo alla prova. Da come reagisce, da come si comporta, da come soffre nell’attimo in cui basterebbe un assenso per arrivare a un obiettivo, magari calpestando le cose dette da sempre”, scrive uno dei leader più rappresentativi del movimento No Discarica. “E cosa vuoi che siano le parole in un mondo in cui ne vengono pronunciate così tante che poi, alla fine, si dimenticano. Ho deciso di non candidarmi alla Camera dei Deputati perché avrei dovuto calpestare le parole, mie e di tanti altri. Così il 4 marzo andrò a votare con la strana consapevolezza che il mio nome poteva essere scritto in quella scheda, se solo avessi accettato”, aggiunge Festa. Nonostante l’amarezza, il consigliere comunale prova a tenere alta la bandiera della sinistra. “Il 4 marzo andrò a votare con l’orgoglio di aver fatto la scelta più coerente con le cose che penso e per le quali, negli anni, mi sono battuto. Sempre lì, ostinatamente, dalla stessa parte. Perché le parole sono importanti”, conclude.
Il post arriva nel giorno in cui giunge il via libera per la composizione della lista, nello specifico delle caselle del plurinominale alla Camera. A Catania dietro Guglielmo Epifani ci saranno la professoressa universitaria Marisa Barcellona e Matilde Riccioli. Si è tirato fuori invece il civatiano Domenico Grasso per il “mancato coinvolgimento dei territori”. Nel collegio che comprende Paternò, Avola, Ragusa e Siracusa il secondo posto alle spalle dell’ex segretario dem sarà occupato da Valentina Borzì, animatrice delle lotte dei lavoratori del call center paternese Qè. Restano le incognite per l’uninominale. Una papabile capolista al Senato potrebbe invece essere Ambra Monterosso. Nel frattempo si acuisce la distanza tra lo stato maggiore di Mdp e gli altri partiti della lista. Possibile in testa. Anche ripensando al risultato di Festa alle regionali: il secondo posto dopo Fava. Restando in tema di elezioni regionali il malumore di vari attivisti aumenta. In quell’occasione si lavorò poco di Manuale Cencelli e i nomi in lista (Danilo Festa, Vittorio Bertone, Salvo Grasso) sembravano premiare una nuova generazione pronta a spendersi per la cosa pubblica. Tuttavia il finale del braccio di ferro per le politiche era prevedibile. Due giorni fa i presenti all’assemblea autoconvocata aderenti di Liberi e Uguali e disertata dallo stato maggiore di Mdp aveva prodotto un documento tutto sommato conciliante prevedendo l’impossibilità di fare saltare il tavolo romano.
La montagna in quell’occasione aveva partorito il topolino. “Noi aderenti a LeU di Catania esprimiamo la nostra contrarietà alla proposta di capolista dei tre collegi della Sicilia orientale, a prescindere dalla figura stimata, e dalla lunga e qualificata storia sindacale, di Guglielmo Epifani”, scrivevano. “Riteniamo che per dare forza al progetto ed al programma di reale cambiamento di LeU, occorra intrecciare le esigenze dei soggetti promotori della lista con le energie che nelle realtà locali sono espressione di battaglie sociali, di vertenze e di radicamento territoriale”, scrivevano i militanti. “Un grande progetto politico come LeU non può fare a meno di forti rappresentanti del territorio che rendano immediatamente percepibile agli elettori, un programma che vuole dare voce ai temi del lavoro, dell’ambiente e alle altre battaglie sociali”. “Auspichiamo che questo nostro dissenso trovi riscontro nella definizione della lista”. Ma così non è stato.