Librino, roccaforte della droga |Le tre centrali dello spaccio - Live Sicilia

Librino, roccaforte della droga |Le tre centrali dello spaccio

Tre sono le zone in cui si concentrano gli affari della malavita.

CATANIA – Gli affari della droga a Librino si suddividono in tre centri nevralgici dello spaccio. Il quartiere è un tempio urbano abbandonato che è stato conquistato, al di là dei proclami della politica, dal malaffare e dai gruppi criminali organizzati. In mezzo al cemento e ai ruderi è stato facile per le gang di pusher e trafficanti organizzare floride piazze di spaccio. Le ultime retate della polizia e i blitz dei carabineri sono riuscite a portare piccole scosse di assestamento, ma lo “smercio di cocaina e di marijuana” non si arresta. Le indagini hanno permesso di circoscrivere i punti focali della vendita al dettaglio di stupefacente: viale Grimaldi, viale Bummacaro e viale Moncada.

La “fossa dei leoni” dello spaccio. E’ chiamato così dagli inquirenti il viale Grimaldi 10, una zona circondata da palazzoni altissimi con anfratti e angoli nascosti. In questa piazza di spaccio organizzata con precisi ruoli (vedette, cassiere e pusher) è possibile acquistare polvere bianca ed erba. Un consolidato legame con la criminalità organizzata locale e con i capi mafiosi della zona non è ben definito: o meglio non emerge chiaramente dalle inchieste e dagli ultimi arresti operati dalle forze dell’ordine. Una cosa però è sicura: non si crea una piazza di spaccio di queste dimensioni e con questi turn over se non c’è almento il “beneplacido” del mafioso di turno. Sono consolidati gli accordi (come succede in parecchie piazze di spaccio di San Cristoforo) di poter vendere liberamente (magari per un orario ridotto) con la prerogativa, però, di comprare la “materia prima” da un determinato fornitore. In questo modo gli introiti illeciti arrivano sempre nella cassa del clan. L’inchiesta Fort Apache ne è la prova: per evitare dissidi si preferisco le joint venture tra cosche che storicamente sarebbero rivali.

E chi sarebbe dunque il fornitore esclusivo che permetterebbe ai pusher di poter vendere cocaina e marijuana senza problemi di rivendicazioni della mafia locale? Non ci sono dubbi l’enfant prodige dei Santapaola è Andrea Nizza, boss che ha dovuto riorganizzare le file dopo l’arresto dei due fratelli uomini d’onore Fabrizio e Daniele. I due boss avevano in mano il “monopolio” del traffico di droga a San Cristoforo e Librino. Una volta in manette tutto sarebbe passato in mano al piccolo della famiglia, che nonostante l’età sta dimostrando un carisma criminale non da poco. Nel suo curriculum criminale in pochi mesi si sono collezionati una serie di processi (che sta affrontando da latitante) per omicidio, estorsione e associazione mafiosa. Il boss di Librino non si è fatto mancare nulla. E tra i suoi “picciotti” fidati ci sarebbero spacciatori e anche “soldati” che hanno il compito di incutere il terrore tra i palazzoni di Librino. Guai a sgarrare. Lo sa bene un imprenditore che aveva tentato di opporsi: è finito appeso e frustato a colpi di cintura. E sarebbe successo proprio nel suo quartier generale. Un’altra zona di spaccio.

Il centro operativo di Andrea Nizza è viale Moncada. Un cerchio di sterpaglie e mattoni che dipende direttamente dal boss santapaoliano latitante. Spaccio e non solo a pochi passi dalla casa dove abitava fino a poco tempo fa suo fratello Fabrizio. La moglie è stata cacciata non appena il fratello ha deciso di diventare collaboratore di giustizia. E ogni amico di Fabrizio che ha cercato di aiutare la famiglia del pentito è diventato un nemico di Andrea Nizza. Un nemico quindi del “re del viale Moncada”. I campi sterminati e alcuni palazzi inabitati sono il deposito dei carichi di “marijuana” provenienti dall’Albania e della polvere bianca “acquistata” dalle ‘ndrine calabresi. I custodi sono fiancheggiatori o parenti di uomini fidati. Intorno alla piazza di spaccio di Viale Moncada ci sarebbe anche una sorta di “Iacp” illegale. Per avere un appartamento in quella zona – emerge dai processi –  si deve pagare l’affitto ad Andrea Nizza. Una pigione per avere un alloggio abusivo. Il latitante avrebbe anche “affittato” le case che erano del fratello Fabrizio e di Davide Seminara, il suo ex autista che ha deciso (mentre era libero) di andare dai carabinieri a costituirsi e accusare tutti, compreso il suo “capo”. Quella notte consegnò ai militari la mappa del tesoro per scoprire “l’arsenale” dei Nizza.

Ultima, ma non per importanza, centrale dello spaccio di Librino è viale Bummacaro. Gli affari si sarebbero spostati nella lunga circonvallazione della città satellite dopo i vari blitz al palazzo di cemento. In un luogo così vasto è fondamentale il contatto con i clienti, ma le vedette in sella alle moto non hanno problemi a intercettare i potenziali acquirenti e indirizzarli dal pusher di turno. In tasca si tengono poche dosi, così da poter arginare le perdite in caso di intervento delle forze dell’ordine. I nascondigli non sono lontani: tra le sperpaglie e all’interno dei rottami delle auto rubate. Le campagne di Librino per vastità, conformazione e morfologia offrono centinaia di nascondigli. Tra la fitta e incolta vegetazione in diverse occasioni i carabinieri e la polizia hanno inoltre trovato pistole pronte all’uso con il colpo in canna, semplicemente avvolte da un sacchetto di cellophane per ripararle dalle intemperie. I pentiti parlano delle campagne di Librino anche come un cimitero di cadaveri mai ritrovati. Molte sarebbero vittime di lupara bianca.


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