Ma chi è uno così, secondo il ritratto della cronaca fin qui disponibile? Uno che si alza la mattina e cancella due famiglie. Prima uccide il fratello, la cognata e i nipoti. Poi si uccide. E lascia i suoi nell’abisso dello smarrimento. Respirare è già qualcosa, quando dall’altra parte c’è distruzione assoluta. Il pensiero va a Diego, Alessandra, Alessia e Vincenzo, massacrati da Angelo Tardino in quella che passerà alla storia come la ‘strage di Licata’. Ma ci sono anche gli altri, c’è la famiglia dell’assassino, condannata per sempre, marchiata per sempre.
Ma chi è uno così? Uno che spara al fratello sulla porta di una casa di campagna. E subito dopo – stando alle prime ricostruzioni – entra dentro e completa l’opera. Uccide la moglie di Diego, la cognata. E spezza la vita dei suoi nipoti. Due angeli dal sorriso luminoso: Alessia, quindici anni, e Vincenzo, undici anni. Il bambino l’hanno trovato che era avvolto in una coperta, sotto il letto. Forse è stata una posizione casuale. Forse voleva difendersi. Ha sentito le urla, gli spari. E’ stato immerso in un dolore indicibile, prima di essere assassinato. Il cuore di una bambina e di un bambino gettati tra le fiamme dell’agonia da uno zio che non ha avuto pietà.
Erano belli Alessia e Vincenzo. Così tanto che la mano trema a scriverne i nomi, sapendo che non ci sono più. Perché anche la cronaca ha un limite, se raccoglie una totale devastazione. Erano ragazzi stupendi, Vincenzo e Alessia, e avrebbero costruito, per la loro parte, un mondo migliore. Non avremo questo dono e non l’avrà nessuno.
Ci sono state comprensibili scene di disperazione sul luogo della carneficina. “Siamo sconvolti. Non ci saremmo mai aspettati questa tragedia. Perché Diego ha aperto la porta a quell’assassino?”, questo il grido raccolto dall’Adnkronos di una cugina di Alessandra. “Tra i due fratelli c’erano frizioni da parecchio tempo. Prima abitavano nello stesso palazzo. Ma litigavano in continuazione per la divisione di alcune proprietà agricole. E alla fine Alessandra ha deciso di andare a vivere qui in campagna”.
I litigi, le tensioni e il clima di guerra, dunque, pare che fossero conclamati e irriducibili. Ha raccontato padre Totino Licata, che conosceva la famiglia: “Sapevo che c’erano degli screzi, ma uno poteva pensare che magari arrivassero alle mani, non così. Non si può immaginare il Far West di chi si porta le pistole e spara. C’erano stati sicuramente dei momenti di rabbia. Già fa male quando le famiglie si dividono per soldi. Arrivare alla tragedia è un cosa inconcepibile. Rivedo, ancora, nella mente, quei due bambini belli e sorridenti…”.
Eppure, Angelo Tardino, nella sua follia che appare davvero premeditata, non si è fermato. Ha ucciso e si è messo a vagare senza meta. E’ stata la moglie ad avvertire i carabinieri che lo hanno rintracciato. C’è stata una discussione al telefono: ‘Costituisciti’. E sembrava che la trattativa dovesse avere successo. Infine, i militari, all’altro capo del telefono, hanno sentito l’ultimo colpo di pistola. Angelo Tardino non ha avuto pietà di nessuno. Nemmeno di se stesso.