Uomo ucciso a colpi di pistola | L'agguato in aperta campagna - Live Sicilia

Uomo ucciso a colpi di pistola | L’agguato in aperta campagna

La vittima, 61 anni, era stata condannata all'ergastolo per aver ucciso un conoscente, ma era fuori per decorrenza dei termini cautelari.

A LICATA
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LICATA (AGRIGENTO) – Un imprenditore agricolo, Angelo Carità, 61 anni, di Licata (Ag), è stato ucciso oggi poco dopo essere salito in macchina in via Palma a Licata nell’Agrigentino. Il killer ha raggiunto l’uomo in una stradina di campagna e gli ha esploso tre o quattro colpi di pistola. I carabinieri della compagnia di Licata e quelli del reparto operativo di Agrigento hanno avviato le indagini.

Angelo Carità, all’inizio dello scorso febbraio, era stato condannato – accogliendo le richieste del pubblico ministero Salvatore Vella – all’ergastolo dalla Corte di Assise di Agrigento, presieduta da Giuseppe Melisenda Giambertoni, perché accusato di avere ucciso un conoscente, Giovanni Brunetto, di tre anni più giovane, e di avere in seguito – stando sempre all’accusa – sotterrato il suo cadavere nel maggio del 2013. Su istanza degli avvocati Vincenza e Nino Gaziano, Carità era però libero per decorrenza dei termini cautelari.

All’origine dell’omicidio di Brunetto vi sarebbe stato un contrasto di natura economica. Pare che la vittima avesse prestato a Carità, nel corso degli anni, diverse decine di migliaia di euro – oltre 40 mila – per un presunto investimento ereditario di cui in futuro sarebbe stato ricompensato. In realtà però si sarebbe trattato di una truffa e quando Brunetto se ne accorse pretendendo la restituzione sarebbe stato ucciso e sotterrato nel terreno di un avvocato del tutto inconsapevole dei fatti. Gli investigatori riuscirono ritrovare il cadavere di Brunetto il 28 ottobre 2013 dopo mesi di ricerche nel terreno agricolo, di contrada Casalotti, di cui Carità aveva la disponibilità e dove erano stati effettuati lavori di movimento terra e spostamento di alberi con escavatori in epoca di poco antecedente la scomparsa di Brunetto. La salma dell’imprenditore agricolo fu riconosciuta, in maniera inequivocabile, dai figli.

Ad incastrare il presunto autore del delitto, all’inizio dell’inchiesta, furono anche le celle telefoniche che l’avrebbe localizzato insieme ad un complice, anche lui arrestato, nelle ore precedenti alla scomparsa, dove fu ritrovata l’auto di Brunetto: lungo la statale 123, fra Canicattì e Licata, in territorio di Naro.

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