PALERMO – In piazza della Vittoria regna un silenzio irreale, sembra quasi una mattina come tante. Davanti all’ingresso del palazzo che ospita gli uffici della squadra mobile, intitolati al vicequestore Boris Giuliano, tutti si sforzano di mantenere un atteggiamento composto, tranquillo, ma non è così. Non potrebbe esserlo. Uno di loro si è tolto la vita dopo aver sparato al figlio.
Sotto l’arco d’ingresso degli uffici c’è un via vai di uomini e donne attaccati al telefono. Alcuni sono più provati degli altri, li si vede sostenersi a vicenda in attesa di un’auto che, con tutta probabilità, li porterà a Misilmeri o all’ospedale Civico, dov’è ricoverato il bambino in gravissime condizioni. Un poliziotto in borghese, a bordo di un grosso motore, raggiunge due colleghi: “Sono appena tornato da casa sua” dice, chiamando per nome il collega scomparso. “Ma, allora è vero” rispode un altro, quasi sperasse ingenuamente che si trattasse di uno scherzo di pessimo gusto.
La stessa incredulità si riscontra sul luogo del dramma, secondo quanto riscontrato dall’Ansa, a Misilmeri. Davanti alla casa dell’agente, infatti, nessuno riesce a spiegarsi i motivi di quel terribile gesto. “Domani dovevano partire per la comunione di un nipote – racconta un collega -. Era sempre solare, allegro. Nulla poteva far presagire la tragedia. Amava i suoi figli e la moglie. Non riusciamo a credere che abbia potuto fare questo. Non ha mai parlato di problemi economici”. Intanto il questore, Nicola Zito, ha annunciato che la conferenza stampa che avrebbe dato il via alle cerimonie per il centosessantunesimo anniversario della Polizia di Stato è stata annullata. Non c’è nulla da festeggiare.