La notizia della riapertura delle indagini a carico dell’avvocato Nino Mormino per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa è “l’ennesima violazione di quel principio cardine del processo costituito dalla segretezza delle indagini”. Lo dice la giunta dell’Unione delle camere penali italiane parlando di “strumentale spettacolarizzazione della giustizia attraverso la rivelazione e diffusione di una notizia di reato che, funzionalmente, andava custodita riservatamente presso il registro notizie di reato della Procura di Palermo”.
Il segreto investigativo – rimarcano i penalisti – “é quella cosa obbligatoria che, nella pratica, quasi mai viene rispettata. Ce ne siamo lamentati altre volte, ma oggi ci interessa soffermarci su quell’avverbio ‘quasi’, e cioé riflettere sui casi in cui questa o quella Procura della Repubblica riesce invece a trattenere le notizie in quanto possono turbare la funzione di particolare rilievo sociale svolta da taluni soggetti. Ecco, questo – osserva l’Unione delle camere penali – non è avvenuto con riguardo al collega Mormino alla vigilia della discussione come difensore in un processo di grande rilievo politico poiché coinvolge l’ex presidente della Regione Sicilia”.
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