"Liquami nel mare di Carini"| Ci sono sette nuovi indagati - Live Sicilia

“Liquami nel mare di Carini”| Ci sono sette nuovi indagati

Si tratta degli ex vertici del Consorzio Asi di Palermo e di alcuni funzionari del Comune di Carini. L'inchiesta è quella sugli scarichi abusivi che, secondo i rilievi dell'Agenzia regionale per la protezione dell'Ambiente, hanno inquinato il tratto di costa compreso fra il Villaggio dei pescatori e il torrente Ciachea.

L’inchiesta si allarga, come i liquami che finiscono in mare. Altre sette persone sono state iscritte nel registro degli indagati della Procura. Il fascicolo è quello sugli scarichi abusivi che hanno inquinato il tratto di costa compreso fra il Villaggio dei pescatori di Carini e il torrente Ciachea.

I nuovi indagati sono l’ex presidente del Consorzio Asi di Palermo, Alessandro Albanese, l’ex commissario straordinario Angelo Antinoro, l’ex sindaco di Carini, Gaetano La Fata, i tecnici e funzionari comunali Giuseppe Marcianò, Vito Basile, Antonino Ruffino e Giuseppe Gullo. Il 21 maggio scorso il procuratore aggiunto Ignazio De Francisci e il sostituto Calogero Ferrara hanno disposto il sequestro d’urgenza di undici scarichi e spedito un avviso di garanzia al sindaco di Carini, Giuseppe Agrusa, al capo ripartizione dei servizi a rete del Comune, Giovanni Randazzo, e all’attuale commissario liquidatore del consorzio dell’aria di sviluppo industriale, Piero Sciortino, insediatosi due mesi fa. Secondo i pubblici ministeri, infatti, per accertare eventuali responsabilità di quanto accaduto bisogna andare indietro nel tempo.

Decine e decine di abitazioni si sono allacciate abusivamente al collettore dell’Asi. L’Arpa, l’agenzia regionale per la protezione ambientale, ha imposto un intervento immediato all’amministrazione comunale che si è attivata per risolvere la questione liquami. Nel frattempo l’inchiesta prosegue. Le ipotesi di reato contestate dalla Procura sono danneggiamento aggravato, emissioni moleste e danneggiamento di bellezze paesaggistiche. Si valuta anche una possibile contestazione del più grave disastro ambientale.


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