ROMA – “Ricorre oggi il 34° anniversario della morte del magistrato Rosario Livatino, un grande servitore dello Stato che pagò con la vita la sua battaglia contro la criminalità organizzata”. Lo scrive sui social il presidente del Senato, Ignazio La Russa.
“Una battaglia condotta sempre a testa alta, con coraggio e rigore, senza compromessi. Uomo di profonda fede – prosegue La Russa –. Rosario Livatino é un esempio per tutti noi ed a lui che oggi rendiamo un deferente omaggio”.
Meloni: “L’Italia non dimentica”
“34 anni ci separano dalla scomparsa del giudice Rosario Livatino, barbaramente ucciso dalla mafia il 21 settembre 1990”. Inizia così il post su Facebook pubblicato quest’oggi dalla premier Giorgia Meloni.
“Nel giorno dell’anniversario della sua morte vogliamo ricordare un servitore dello Stato e un uomo di profonda fede che dedicò la sua vita alla giustizia e alla lotta contro la criminalità organizzata, senza paura e senza mai piegare la testa”.
“Anche nel suo ricordo prosegue il nostro impegno nella lotta contro la mafia e contro ogni forma di criminalità. L’Italia non dimentica”.
Schifani: “La legalità non può essere negoziata”
“Oggi la Sicilia ricorda il giudice Rosario Livatino, un uomo che ha sacrificato la propria vita in nome della giustizia, della legalità e della difesa dei valori democratici”. Lo afferma il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani.
“Il suo impegno incondizionato nella lotta alla criminalità organizzata e il suo profondo senso di servizio ci insegnano che la giustizia non è solo un compito istituzionale – prosegue – ma un dovere morale per tutti. In un periodo nel quale la mafia cerca ancora di insinuarsi nei tessuti sociali ed economici della nostra terra”.
“Il suo coraggio e la sua intransigenza devono continuare a ispirarci, ricordando che la legalità non può essere negoziata. Per questo motivo, oggi dobbiamo rinnovare il nostro impegno come istituzioni e come cittadini nella battaglia per una Sicilia libera da ogni forma di mafia e corruzione”.
Casellati: “Onoriamo la memoria”
“Oggi onoriamo la memoria del giudice Rosario Livatino, un vero servitore dello Stato, un uomo con una integrità morale e professionale straordinaria”. Lo ha dichiarato il Ministro per le Riforme istituzionali, Elisabetta Casellati.
“Profondamente cattolico, lo ricordiamo per il suo equilibrio, l’attenzione verso le persone e la capacità di cercare la redenzione anche di fronte ai crimini più gravi – prosegue la Casellati -. Ucciso barbaramente dalla mafia 21 settembre 1990, all’eta di soli 37 anni, amava la sua Sicilla e si batteva per difenderla senza piegarsi alle cosche. La sua autorevolezza, trasparenza e coerenza lo resero un nemico per la criminalità organizzata, ma oggi rappresentano un simbolo di integrità e un esempio per ogni magistrato”.
Fontana ricorda la figura del Beato
“A 34 anni dal barbaro omicidio del giudice Rosario Livatino per mano mafiosa, ricordiamo un uomo di straordinaria integrità, coraggio e dedizione a valori della legalità e della giustizia”. Così il ricordo sui social il presidente della Camera, Lorenzo Fontana.
“II Beato Livatino – conclude Fontana – ci ha insegnato che il vero impegno civile è servire la comunità senza mai piegarsi alla paura. Una preghiera per lui”.
Mulè: “Esempio di rigore e misericordia”
“Il rigore e la misericordia che seppe vivere Rosario Livatino – afferma il vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè (FI) -. Il magistrato di Canicatti ucciso 34 anni fa dalla mafia, sono insieme un esempio e un richiamo per tutti. Quel rigore nel lavoro e quella misericordia nel comportamenti che fanno di lui un Beato della chiesa indicano la strada”.
Rando: “Ricordare rafforza democrazia”
“Il 21 settembre del 1990, lungo la statale Catania Caltanissetta, veniva assassinato a soli 37 anni il giudice Rosario Livatino”. Lo afferma in una nota la senatrice Enza Rando, responsabile Legalità e antimafia del Partito Democratico.
“Un giudice che ha scelto di combattere a viso a aperto mafia e corruzione. Un uomo che è stato esempio civile ed etico per le siciliane ed i siciliani, soprattutto i più giovani per la sua umanità, professionalità e coraggio”.
“Nel giorno del 34 anniversario della sua morte ricordiamo anche il gesto di Piero Nava, testimone che ha assistito all’assassinio e che ha scelto di denunciare, aiutando cosi ad arrestare i responsabili. Continuare a ricordare il giudice Livatino, il suo impegno e la sua passione etica e civile, è un gesto che rafforza la cultura della legalità nel nostro Paese e rende più forte la democrazia”.
Nordio: “Memoria ispira legalità e coraggio”
“Questo anniversario è molto di più del grato ricordo di un servitore del Paese caduto nell’adempimento del dovere”. È il commento del Ministro della Giustizia Carlo Nordio.
“E’ piuttosto la venerazione di un beato immolatosi alla fede. Due anni fa abbiamo onorato prima al ministero e poi in Chiesa, la reliquia insanguinata del giovane martire. Oggi la Sua memoria ci ispira a proseguire nel cammino della legalità e del coraggio”.
Colosimo: “Unico magistrato beatificato negli ultimi secoli”
“Rosario Livatino è stato un giovane prima pubblico ministero e poi giudice che ha pagato con la vita la sua indomabile sete di verità. Il suo lavoro è stato fondamentale per conoscere fino in fondo gli affari illeciti di cosa nostra e in particolare della Stidda siciliana, che ne decretó la sua morte”. Lo scrive, sui social, la presidente della commissione Antimafia, Chiara Colosimo, nel giorno del 34simo anniversario dell’uccisione del magistrato da parte della mafia.
“Il suo piglio investigativo e la sua passione per il lavoro – aggiunge Colosimo – portarono il giovane Rosario a elaborare uno strumento fondamentale nella lotta alla criminalità organizzata, quello della confisca dei beni che si è rivelato essere una misura devastante per la mafia e i suoi affari”.
“Rosario Livatino è stato ucciso a soli 38 anni – conclude la presidente dell’Antimafia – e oggi lo ricordiamo, a distanza di trentaquattro anni, con quella immensa gratitudine che noi tutti dobbiamo agli uomini giusti. L’unico magistrato beatificato negli ultimi secoli, che è riuscito a coniugare una fede profonda con una indomabile passione civile per la giustizia”.
Russo: “Esempio da seguire”
“Rosario Livatino è stato un giovane magistrato che nel corso della sua breve vita ha saputo fronteggiare la “Stidda”, il malaffare intrecciato con l’attività mafiosa e con certa politica compiacente. La sua morte e la sua successiva beatificazione permangono nella nostra memoria come segno indelebile di un impegno civile, di un esempio che dobbiamo marchiare a fuoco nella nostra mente, in quanto quell’impegno civile e quell’esempio rappresentano la libertà di svolgere il proprio lavoro senza condizionamenti e ammiccamenti nei confronti del potere mafioso e di chi lo sorregge nell’ombra”. Lo dice Raoul Russo, senatore FdI e membro della Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.
“Camminava senza scorta, il ‘giudice ragazzino’, nella consapevolezza del rischio che correva, ma nella consapevolezza inossidabile di servire lo Stato al quale si era votato come custode delle leggi. Un senso dell’etica e del dovere pagato col sangue, che tuttavia travalica ogni retorica per stagliarsi come messaggio per i giovani e monito per i trasgressori di quelle leggi difese a dispregio della propria, giovane vita”, ha concluso.