Lo schiaffo di Capaci - Live Sicilia

Lo schiaffo di Capaci

Sulla decisione di Lombardo ha pesato l'esclusione dalla commemorazione per la strage di Capaci? Probabilmente sì. E vi spieghiamo perché.
Le dimissioni di Lombardo
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L’ultima crepa si è aperta sul ricordo di Giovanni Falcone e Francesca Morvillo, della strage di Capaci e dei ragazzi della scorta. Nel ventennale della voragine che si spalancò sull’autostrada, un altro abisso,  metaforico, ha inghiottito la residua onorabilità dei vertici della Sicilia. E ha accelerato forse l’annuncio di Palazzo d’Orleans. Maria Falcone, sorella del magistrato assassinato, d’altronde era stata esplicita: “Lombardo è imputato per mafia. La Fondazione Falcone, per lo spirito che la anima, non può invitare un esponente politico che ha avuto contatti di questo tipo”. Uno schiaffo che ha allungato il discredito riflesso sull’intero governo, su campioni dell’antimafia come Giosuè Marino, Massimo Russo, Caterina Chinnici e Marco Venturi: in imbarazzo nella memoria di quel 23 maggio che il presidente della Repubblica Napolitano e il premier Monti commemoreranno. Un ceffone che ha pesato tanto, sul piano simbolico e concreto.

Raffaele Lombardo si è trovato nella condizione peggiore: la solitudine. Solo, nella sua dimensione di personaggio pubblico che ha perso, a poco a poco, gli agganci e la rotta, subendo il lento ritirarsi della risacca dalla spiaggia. Un paradosso per un grande tessitore di trame.  Si sono sciolti nella polvere antichi sodalizi di reciproca garanzia. Così si disciplina la legge naturale delle aggregazioni politiche, dei comparaggi di scopo. Quando l’amico di ieri diventa ingombrante e impresentabile, resta appena il tempo di tagliare la corda.

L’esperienza del presidente è in agonia sotto i colpi di maglio che hanno sgretolato una credibilità mai solidissima. Lo schiaffo di Capaci è una ferita mortale. E non valgono nell’arena i trucchi sapienti appresi da chi ha un pedigree democristiano consolidato. Raffaele Lombardo si è scoperto indifendibile, perché la convivenza tra la sua posizione personale e l’immagine della Regione ha raggiunto l’insostenibilità. Dal ministro Fornero a Maria Falcone, gli incidenti diplomatici non sono mancati. Raccontano il fastidio di un mondo istituzionale che non desidera più farsi fotografare accanto al governatore di Grammichele. L’uomo solo che  ha portato la Sicilia nel cono d’ombra della sua solitudine. Da oggi, ancora più solo. Fino al traguardo del 28 luglio.


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