PALERMO – “Abbiamo perso quel minimo di tranquillità che avevamo, non dormiamo più”. La decisione del Tar arriverà tra venti giorni: la camera di consiglio è stata fissata per l’8 novembre, ma nel frattempo, in via Savagnone, la paura delle tredici famiglie abusive al civico 8 è sempre più forte. All’indomani dello sgombero dello stabile in cui è stata aggredita Stefania Petyx, l’attesa si fa angosciante: “Tremiamo ad ogni rumore – dicono – dopo quello che è successo viviamo nell’ansia, temiamo di dover lasciare questo posto da un momento all’altro”.
La paura è arrivata nel tardo pomeriggio del 15 ottobre, con le ordinanze emesse dal Comune che imponevano di lasciare l’immobile entro ventiquattro ore: “Era stato previsto un termine brevissimo – spiega l’avvocato Santo Botta, a cui le famiglie si sono rivolte – l’indomani ho quindi depositato il ricorso al Tar informando anche gli uffici comunali di competenza, chiedendo di soprassedere all’esecuzione forzata in attesa della decisione del tribunale”.
Alla base del ricorso, il numero di famiglie e di minori che si trovano all’interno del palazzo, in cui gli abusivi hanno effettuato dei lavori per renderlo vivibile. “Chiediamo la sospensione dell’ordinanza – spiega il legale – perché queste persone non hanno alcuna alternativa. Si tratta di nuclei familiari numerosi, in cui si trovano decine di bambini, alcuni sotto i tre anni. Ci sono anche donne in gravidanza e due disabili. Lo sgombero immediato avrebbe potuto provocare gravi problemi. Inoltre, bisognerà accertare la legittimità degli atti amministrativi”.
Il palazzo alla Noce è stato occupato tra maggio e giugno. Inizialmente le famiglie erano otto, poi altri senzatetto hanno trasformato gli ex uffici in alloggi. “Siamo una grande famiglia – dicono – ci aiutiamo a vicenda. Ci siamo dati da fare per pulire questo posto, per permettere ai nostri figli di avere un tetto, mandarli a scuola e farli studiare. Abbiamo preso sin da subito le distanze da chi ha agito con la violenza, ripetiamo che questi comportamenti non ci appartengono. Non possiamo pagare tutti le colpe di chi ha sbagliato”.
Lo sgombero potrebbe infatti ugualmente avvenire, il Comune di Palermo prevede l’esecuzione tra il 22 e il 23 ottobre: “Si concorderà con la questura e la polizia municipale la data di inizio delle operazioni. L‘immobile già liberato è presidiato dalle forze dell’ordine al fine di evitare nuove occupazioni. Una volta ultimato lo sgombero, si procederà alla riconsegna dei locali alla proprietà”
In attesa della decisione del Tar, la tensione nello stabile è tangibile: “Dopo quello che è successo non ci resta che la speranza. Dal Comune ci è stato pure detto che se vogliamo possiamo trasferirci in un’altra città, ci pagherebbero il biglietto. Ma non è di certo una soluzione, noi non vogliamo essere costretti a lasciare la nostra città perché nessuno riesce a trovare un’alternativa. Siamo in graduatoria per un alloggio popolare da oltre quindici anni, alla base di tutto, il problema è proprio questo”.
Intanto, è proprio l’amministrazione comunale a fornire dettagli sulla situazione contrattuale dei sue stabili di via Savagnone, edifici per i quali viene pagato un canone di affitto ad una società in amministrazione giudiziaria. “Lo stesso immobile è stato detenuto in regime di affitto fino al mese di settembre del 2012 – spiegano – quando è stata data la formale disdetta a seguito della delibera di Giunta che imponeva la riduzione dei costi per fitti passivi. Il costo del canone di affitto a favore della società “Palermo Centro” in amministrazione giudiziaria, è di 357.000 euro annui oltre Iva per tutti gli immobili di via Savagnone che nel tempo hanno ospitato una postazione anagrafica e diversi uffici. Il trasferimento successivo alla disdetta del contratto è stato difficile per la mancanza di immobili immediatamente disponibili dove collocare gli uffici e per la presenza di un voluminoso archivio di pertinenza”.
“Ciò – proseguono – ha di fatto reso necessario che l’Amministrazione continuasse a detenere gli immobili in regime di occupazione (con il medesimo costo). Il pagamento – precisano – avviene su base semestrale e solo per il periodo di effettiva occupazione dell’immobile da parte del Comune. Una parte dell’immobile è stata materialmente liberata dalla Postazione Anagrafica Decentrata nel 2016 e il primo dicembre del 2016 è stata proposta la riconsegna parziale dei locali occupati dalla stessa. Ciò è stato rifiutato dall’amministrazione giudiziaria ritenendo imprescindibile la riconsegna anche dell’immobile occupato dagli uffici dell’Area Tecnica in quanto il contratto sottoscritto in origine era unico. Successivamente alla individuazione di locali idonei per il definitivo trasferimento degli uffici rimasti, si è data comunicazione alla proprietà, dell’intenzione di procedere alla riconsegna totale ad inizio di giugno di quest’anno, ma i locali sono stati subito occupati, come è stato accertato dalla polizia municipale. Si sottolinea – concludono dal Comune – che l’occupazione è avvenuta quando ancora i locali non erano stati del tutto liberati dall’archivio, in presenza di armadi, faldoni e materiale cartaceo ancora da trasferire”.