L'obelisco c'è ma non si vede | L'ultimo autogol della burocrazia - Live Sicilia

L’obelisco c’è ma non si vede | L’ultimo autogol della burocrazia

L'obelisco sta lì in bella mostra. Per la verità è sempre stato lì con i suoi dieci metri di altezza. Eppure, carte alla mano, nessuno si sarebbe accorto della sua esistenza.

PALERMO – L’obelisco sta lì in bella mostra. Per la verità è sempre stato lì con i suoi dieci metri di altezza. Eppure, carte alla mano, nessuno si sarebbe accorto della sua esistenza. Tanto che, quando si è dovuto fare il progetto per costruire le case popolari, è stata necessaria una perizia di variante.

Accade anche questo nella Sicilia della burocrazia. Protagonista è l’Istituto autonomo case popolari di Messina di cui avevano già raccontato una complicatissima storia di ricostruzione post terremoto.

Stavolta siamo nel quartiere Annunziata-Matteotti dove un progetto prevede la costruzione di quattro edifici con 50 alloggi e 10 botteghe. Il progetto fu approvato nel 2006 per un importo a base d’asta di circa sei milioni di euro che scesero a quattro quando, nel 2009, l’appalto fu assegnato al ribasso al raggruppamento temporaneo di imprese formato da Ellezeta costruzioni e Coepe. Solo che, sei mesi dopo la consegna dei lavori, le imprese fecero marcia indietro. Il contratto fu così rescisso e appaltato di nuovo nel 2012 alla Coveco coop S.p.A, “Consorzio veneto cooperativo”. Si tratta dello stesso colosso che si è aggiudicato negli anni appalti milionari in giro per l’Italia, compreso quello per il Mose di Venezia finito sotto inchiesta per uno presunto giro di tangenti. Nei mesi scorsi il consiglio di amministrazione della Coveco è stato azzerato per dare un segnale di rottura con il passato.

Torniamo a Messina e agli inghippi del cantiere per le case popolari. “Nell’area di intervento insiste un obelisco monumentale in cemento di circa sette metri di altezza – si legge nelle carte dell’appalto – risalente agli anni 1930, privo di busto, attestante l’epoca di realizzazione delle casette popolari della zona (Villaggio Matteotti)”.

Che fare? Lo Iacp ha nominato l’estate scorsa una commissione tecnica, interfaccia della Coveco che ha sollevato una serie di ostacoli: non solo la presenza dell’obelisco, ma pure di una grossa cunetta per la raccolta delle acque piovane e di una parte di terreno ancora da espropriare ai privati per costruirvi una strada d’uscita. Così come solo ora ci si è accorti dell’esistenza di “sottofondazioni di casette preesistenti”. Tutti elementi considerati “non prevedibili in fase di progettazione”. Conclusione: “Per quanto sopra specificato si è resa necessaria la perizia di variante suppletiva”. Nel frattempo la Soprintendenza ai Beni culturali ha risposto picche alla Coveco che avrebbe voluto “abbattere l’obelisco in quanto risulterebbe posizionato a circa due metri da uno degli edifici previsti in progetto”. L’obelisco va salvaguardato e trasportato altrove. Tutto questo ha un costo quantificato in circa 230 mila euro. Tanto vale la perizia di variante che, però, dovrebbe essere possibile solo per eventi imprevedibili. L’obelisco di dieci metri che stava lì dal 1930 rientrava nell’imponderabile? Qualche mese fa lo Iacp ha dato il via libera ai lavori, perizia di variante inclusa, con una delibera firmata dal coordinatore generale Maria Grazia Giacobbe e dal commissario Venerando Lo Conti.

Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI