Il Loca Club non è della mafia| Centro benessere dissequestrato - Live Sicilia

Il Loca Club non è della mafia| Centro benessere dissequestrato

Il Palazzo di giustizia di Palermo

Il proprietario era stato individuato in Filippo Catania, citato nei pizzini del boss Lo Piccolo.

PALERMO – La mafia non c’entra. Dopo quattro anni è stato dissequestrato il centro benessere Loca Club di viale del Fante, a Palermo. Secondo gli investigatori, il titolare occulto era Filippo Catania, citato nei pizzini del boss Lo Piccolo. Ed invece, nel corso del processo, Rosa Pecoraro ha dimostrato la piena legittimità della proprietà. La sezione Misure di prevenzione del Tribunale, presieduta da Giacomo Montalbano, ha dissequestrato la struttura che, però, nel frattempo è stata messa in liquidazione dall’amministrazione giudiziaria. Gli affari sono crollati.

Nei pizzini sequestrati ai Lo Piccolo il nome di Filippo Catania sarebbe stato coperto con la lettera “y”. Grazie alla mafia avrebbe fatto una fortuna, potendo contare su una imponente liquidità frutto di reinvestimento di capitali illeciti. Catania era stato arrestato nel dicembre 2010 nell’operazione “Addiopizzo 5”. I sigilli scattarono due anni dopo nei centri di benessere che Catania aveva aperto in città, a cominciare dalla beauty farm “O’ Sole mio citiy spa” con sede in via Libertà ma anche all’interno del centro commerciale “Forum” di Brancaccio. Per seguire con il “Loca Club” di viale del Fante. Non solo bellezza ma anche costruzioni: nella rete degli investigatori finisce la “Ge.Mi.Ceramiche s.n.c.” di Termini Imerese, una villa a Campofelice di Roccella, conti correnti e polizze assicurative. Il valore totale dei beni sequestrati ammonterebbe a 5 milioni di euro. La Gemi e la villetta, come spiega l’avvocato Giuseppe Minà, furono subito dissequestrate perché ritenute estranee al patrimonio di provenienza illecita.

Filippo Catania sarebbe stato legato Giovanni Bonanno, il reggente del mandamento di Resuttana inghiottito dalla lupara bianca nel gennaio 2006, e a Sandro Lo Piccolo. E’ cognato di Gerardo Parisi, detto “Zucco”, già condannato in via definitiva nel 2010 per aver curato la latitanza di Francesco Franzese, e testimone di nozze di Francesco Di Pace, arrestato nel marzo del 2008, ritenuto astro nascente di Cosa nostra e vicino allo stesso Sandro Lo Piccolo.

E così scattò il sequestro sulla base delle indagini della Questura, fatte proprie dalla sezione Misure di Prevenzione, in quel periodo presieduta da Silvana Saguto. Nel corso del processo, però, l’avvocato della Pecoraro, Massimo Motisi, ottenne lo stralcio della posizione della sua cliente e presentò una perizia da cui emergeva la legittima proprietà della donna, estranea ai legami con Catania. Da qui il dissequestro. 


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