Pietrangelo Buttafuoco, giornalista e scrittore, classe 1963, è tra i maggiori esponenti della cultura siciliana.
Il suo ultimo libro “Fimmini”, edito Mondatori, è da poco uscito riscontrando successo tra i lettori.
Incontriamo Pietrangelo Buttafuoco in un confronto dialogico tra politica, cultura e Sicilia.
Una volta si parlava di ideologia politica-esercitata-, oggi?
“Ancora. Nulla è cambiato, il valore ideologico è rimasto lo stesso; è cambiato il modo di far politica. Si è banalizzato”.
E la Sicilia?
“La Sicilia è diventata un grande laboratorio in termini politici, non è più caricaturale e, soprattutto non risiede più ai margini del palcoscenico politico nazionale. Si guarda con grande curiosità ed interesse al nostro territorio”.
E la Sicilia di Lombardo?
“Lombardo è un uomo che guarda solo se stesso e, dialoga con Berlusconi; speriamo che guardi anche ai siciliani. Non esistono confini strumentali, può essere funzionale tutto in politica purchè siano gli interessi della collettività a trionfare. Bene, quindi, anche un governo di destra con l’appoggio esterno della sinistra”.
Il rapporto tra il mondo dell’arte e della cultura è sinergico con la nostra isola?
“Assolutamente sì. La Sicilia è una terra foriera di cultura tout court; sono numerosi gli esempi, si spazia dal cinema con Tornatore alla cultura con Camilleri o, nel mondo della cucina internazionale con Carmelo Chiaramente. Potrei continuare all’infinito, perché la Sicilia è “Terra Grande”. L’errore che si è fatto nei tempi passati è stato quello di non valorizzare la nostra arte, oggi, sono certo che, la tendenza stia cambiando grazie anche all’intervento dei privati”.
Una volta leggevamo di lettere scritte da Eduardo De Filippo per il Teatro e da Rossellini per il Cinema, i quali chiedevano allo Stato, maggiore sostegno economico. Ritiene sia giusto utilizzare fondi pubblici per il mondo della cultura, in genere?
“Due diverse considerazioni. Se lo Stato è partecipe di un Ente, ovviamente sì. In caso contrario il discorso diventa più peloso e penoso. Io ho una vecchia fissazione: l’investimento culturale è sempre economicamente conveniente. Da direttore del Teatro Stabile di Catania, dove gli utili hanno superato il 20%, dico che è importante l’intervento del denaro pubblico”.
Parliamo di Industria Culturale. “Fimmini”, cosa è. Chi è?
“È’ un libro che ho costruito in virtù di una fotografia che ritrae Letizia Ortiz e Carla Bruni durante una visita di Stato della famiglia reale spagnola all’Eliseo, foto che ho scelto perché appena vista ho sentito dentro di me ruggire la lingua madre e l’unica parola che mi è venuta fuori è stata appunto questa: “fimmini”. Fimmina, intesa nella sua totalità, nelle trappole sentimentali, nelle emozioni dell’amore”.
In una definizione, la Sicilia?
“La Sicilia non ha definizioni. E’ la Sicilia”.