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Lombardo: “Temo questo|clima, in Sicilia si spara”

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“Stanno cercando di abbattermi con ogni mezzo. Con la politica hanno capito che sarà dura. Non ho paura, vado avanti determinato, ma temo questo clima da istigazione all’odio nei miei confronti. Qui non siamo a Milano, dove al massimo ti tirano una statuetta del Duomo. In Sicilia, purtroppo, i nemici vengono abbattuti anche a cannonate. Qui si spara”.

Alle 7,15 del mattino il governatore siciliano Raffaele Lombardo è uno dei tanti passeggeri di un low cost Roma-Palermo. Solo un po’ più sveglio e reattivo.  Fila corridoio, nessuno al seguito, è reduce da un faccia a faccia col presidente della Camera, Gianfranco Fini (e poi con Tremonti), avuto proprio nelle stesse ore di giovedì in cui il presidente del Senato Schifani lanciava il suo anatema contro i trasformismi e l’ipotesi di ribaltone nella “sua” isola.

Ovvero, la ventilata e ormai prossima intesa di Lombardo con il Pd e i “ribelli” di Micciché, per dar vita ad un governo delle riforme. Un cauto via libera all’operazione da parte di Fini è solo un’indiscrezione che il governatore si limita a non smentire.

Presidente Lombardo, per la seconda carica dello Stato state preparando un ribaltone trasformista che tradirà la volontà degli elettori.
“Che vergogna, vedere un presidente del Senato che, anziché tenersi al di sopra delle parti, interviene come un capofazione su una vicenda siciliana alla quale non riesce a disinteressarsi”.

Sostiene di essere arbitro e dunque di voler vedere rispettate le regole.
“Proprio lui che predica intese e riforme a Roma, perché poi si scopre tutore di una pseudo ortodossia di centrodestra, nella sua regione? La verità è che il presidente Schifani e il ministro Alfano sono nervosi, perché hanno capito che è finita”.


Finita cosa?
“Hanno capito che si è rotto il giocattolo. Che ho fatto saltare un sistema di interessi, privilegi, favori e che in Sicilia ruotava attorno ai due più grossi affari: i rifiuti, con la scelta esclusiva e strana dei termovalorizzatori per risolvere l’emergenza; e la sanità, che con i macigni ereditati dal recente passato ci stava portando alla bancarotta”.

Sembra che i suoi guai siano iniziati proprio con la scure sulla sanità privata.
“Scelte drastiche ma che andavano fatte. Il vero ribaltone lo hanno fatto quei due, il Guardasigilli Alfano e il presidente Schifani. Da quando hanno insediato il loro uomo alla guida del Pdl, Giuseppe Castiglione, è un continuo darmi addosso. Col risultato che hanno mandato per aria la giunta e spaccato in due il Partito. Complimenti”.

Guardi, presidente, che non sono solo loro. Ora anche i coordinatori nazionali del Pdl la invitano a ripristinare la vecchia maggioranza. Il ministro Alfano dice che per rilanciare la Sicilia sarà necessario che lei si faccia da parte.
“Trovo inquietante che il ministro della Giustizia riservi toni ultimativi alla mia esperienz di governo. Se risulto così nocivo, perché non ci hanno pensato un anno e mezzo fa. Quanto ai coordinatori, sappiano che io non faccio ribaltoni e non tradisco alcun elettore. Voglio realizzare le riforme, se anche il Pdl ci starà, ben venga. In ogni caso, le condurremo in porto con le forze politiche responsabili che ci staranno”.

Cioè con il Pd. Sia Schifani che Alfano hanno suggerito all’opposizione di sottrarsi alla tentazione dell’inciucio.
“Ma quale inciucio. A loro piacerebbe un’opposizione accondiscendente con il governo. Ma sia io che Bersani resteremo anche in Sicilia ognuno nella propria casa.
Siamo invece d’accordo sulla opportunità di incontrarci a metà strada, sul terreno delle riforme appunto”.

Il vero regista dell’operazione viene ritenuto da molti Massimo D’Alema, col quale ha cenato a Palermo poche settimane fa. Il patto della spigola, l’hanno battezzato.
“Nessun patto, con D’Alema c’è un rapporto consolidato nel tempo. Nutre un significativo interesse nei nostri confronti”.

Dunque nuova giunta con assessori democratici?
“Il nuovo governo regionale che nascerà tra Natale e Capodanno non avrà alcun assessore del Pd. La giunta sarà quasi tutta confermata, ma saranno nuove le competenze. I democratici garantiranno un sostegno esterno”.

Per fare cosa? Lei parla genericamente di riforme.
“Realizzeremo due grandi progetti. Metteremo mano al sistema dei rifiuti, i cui danni devastanti sono sotto gli occhi di tutti, e rivoluzioneremo la burocrazia. O si fa questo o la Sicilia è votata al fallimento. Gli elettori lo sanno, per questo stanno dalla mia parte”.

Presidente Lombardo, confessi, lei sogna di diventare il Silvio Milazzo del terzo millennio. Come allora col milazzismo, governo degli opposti e la Dc (oggi il Pdl) all’opposizione. È così?
“Perché, cosa c’era che non andasse in Milazzo. Gran persona per bene e ottimo amministratore. Aveva capito già allora che destra e sinistra sono finzioni. Che conta il buon governo e che l’unica vera alternativa è un governo forte e autonomista. Quello ha realizzato e io quello intendo fare”.

di Carmelo Lopapa

Tratto da La Repubblica.it del 19/12/2009


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