La lite, poi la furia omicida| Delitto Licari: la svolta del dna - Live Sicilia

La lite, poi la furia omicida| Delitto Licari: la svolta del dna

Baldassare Licari, il pensionato ucciso a Borgetto

La polizia è risalita ad Antonino Muratore, 76 anni, grazie alle tracce biologiche lasciate su una tazzina di caffè. La vittima e il presunto assassino avevano avuto in passato diversi screzi per una faccenda che riguardava il posizionamento di un recipiente dell'acqua. L'ennesima lite è sfociata nel sangue.

PALERMO – Ci sarebbe stata una banale lite alla base della furia omicida di Antonino Muratore, 76 anni, fermato oggi dalla polizia per l’omicidio di Baldassare Licari, capo cantoniere in pensione di 64 anni, originario di Borgetto. L’ex operaio è stato ucciso nel novembre dello scorso anno per essere poi abbandonato nella Fiat Seicento intestata alla figlia nei pressi del ristorante “Don Vito”, nella zona compresa tra Montelepre e Partinico.

Il presunto killer è stato fermato dai poliziotti del commissariato di Partinico al termine di lunghe indagini coordinate dai pubblico ministeri Dario Scaletta e Claudio De Lazzaro, arrivate ad una svolta grazie alle tracce biologiche lasciate su una tazzina di caffè. Il giorno dell’omicidio, infatti, i poliziotti trovarono i resti di quello che sarebbe stato l’incontro di Licari con dei conoscenti. Nella casupola di sua proprietà, che si trovava a poche decine di metri dal luogo in cui è stato rinvenuto il suo corpo privo di vita, c’erano infatti tre tazze su un tavolino, dalle quali è stato estratto il dna che avrebbe incastrato il presunto assassino.

Licari, un uomo tutto casa e famiglia, era incensurato e nel corso delle indagini è risultato estraneo ad ambienti di criminalità. Era stato chiaro sin da subito, dunque, che l’omicidio era maturato in altri contesti. Gli inquirenti in questi mesi hanno scavato nella vita privata del pensionato, hanno ascoltato amici e parenti ed una delle ipotesi mai tralasciate si basava proprio su una lite sfociata nel sangue. Una lite per il posizionamento di un recipiente, per la precisione. C’erano infatti state delle tensioni con i vicini. Due in particolare, tra cui proprio Muratore. In uno dei casi, era nata una pesante diatriba per una faccenda di confini terrieri e Licari era pure finito sotto processo per violazione di domicilio. Due anni fa, la vittima, si era inoltre presentata a casa di Muratore pretendendo che togliesse di mezzo un recipiente per la raccolta dell’acqua.

E il giorno dell’omicidio, probabilmente, l’ennesima discussione è sfociata nel peggiore dei modi. I colpi che hanno ucciso Baldassare Licari, come ha accertato la successiva autopsia, sono stati sparati con due pistole diverse. Una 357 magnum e una calibro 22. E non è escluso che i killer fossero due. L’ex operaio, in base a quanto è emerso, avrebbe immeditamente intuito di essere in pericolo cercando la fuga, ma sarebbe stato raggiunto dagli spari una volta entrato nell’auto, quando stava tentando di proteggersi. Le indagini proseguono con l’obiettivo di individuare l’eventuale complice.

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