L'omicidio di Massimo Pandolfo | Perizia sul Dna degli indagati - Live Sicilia

L’omicidio di Massimo Pandolfo | Perizia sul Dna degli indagati

L'avvocato Ivano Natoli

Le tracce trovate nell'auto della vittima massacrata a coltellate a Palermo saranno confrontate con il profilo genetico dei quattro indagati. Tre sono a piedi libero. Un diciassettenne è in cella.

PALERMO – Sarà un perito ad accertare se il Dna degli indagati sia compatibile con le tracce biologiche trovate nella macchina di Massimo Pandolfo. L’incarico è stato affidato oggi dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Palermo, Giuliano Castiglia.

Da alcuni giorni nel registro degli indagati per l’omicidio Pandolfo, assassinato con oltre quaranta coltellate nell’area del Teatro del Sole, ad Acqua dei Corsari, sono stati iscritti Fabio Oliveri, 32 anni, Fabio Mazzola, 38 anni, e Sergio Paternò, di 23. Avrebbero partecipato al macabro delitto assieme al diciassettenne che ha confessato dopo essere stato fermato dai carabinieri su richiesta del pubblico ministero Calogero Ferrara. Ipotesi che gli indagati negano.

Il minorenne finito in manette si muoveva nell’ambiente della prostituzione omosessuale: l’omicidio potrebbe essere avvenuto dopo un rapporto sessuale consumato proprio nella zona in cui è stato ritrovato il corpo di Pandolfo, da sempre frequentata da coppiette. Le immagini della telecamera di un bar hanno filmato l’arrivo dell’auto della vittima nel luogo del delitto. Macchina che fu poi ritrovata bruciata. Chi ha ucciso Pandolfo ha poi infierito sul suo volto, sfigurandolo a colpi di pietra.

Il minorenne era stato rintracciato grazie all’analisi dei tabulati telefonici della vittima. Era sua, infatti, l’ultima chiamata ricevuta da Pandolfo il 25 aprile, giorno della scomparsa. Si era allontanato dalla casa della madre per non farvi più rientro. Gli inquirenti sono sempre stati convinti che il minore non avesse agito da solo. E sempre dai tabulati telefonici sarebbero risaliti ai tre nuovi indagati. Gli investigatori non escludono che Pandolfo possa essere stato attirato in trappola, convinto che ad attenderlo ci sarebbe stato solo il minorenne.

Si è trattato di una rapina finita in tragedia o di un regolamento di conti? Sulla base di alcune testimonianze, nei giorni precedenti al delitto, Pandolfo aveva parlato di un “grosso affare” nel quale sarebbe riuscito ad inserirsi. Potrebbe essere questo il contesto in cui scavare per trovare il movente del delitto.

Il perito avrà sessanta giorni di tempo per completare il lavoro. “Speriamo si giunga ad una svolta. I familiari chiedono che tutta la verità venga scoperta al più presto”, spiega l’avvocato Ivano Natoli che, assieme a Giovanni Natoli e Paola Rubino, assiste i parenti della vittima.


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